giovedì 31 luglio 2014

La Pigrizia

La Pigrizia andò al mercato
ed un cavolo comprò,
mezzogiorno era suonato
quando a casa ritornò.
Mise l'acqua, accese il fuoco
si sedette, riposò.
Ed intanto, a poco a poco,
anche il sole tramontò.
Così, persa ormai la lena,
sola al buio ella restò
ed a letto senza cena
la meschina se ne andò.



E' una filastrocca di Ettore Berni. Io, incapace a imparare a memoria le poesie, con le filastrocche mi è sempre andata meglio, considerando anche che questa risale alla prima infanzia, ripetuta fino allo spasimo da mia mamma. Si trovava sul suo libro delle elementari e così è giunta fino a me.
Notte Stellata
V. Van Gogh, olio su tela, 73x92 cm,
1889, Museum of Modern Art, New York
Probabilmente si tratta di una filastrocca moraleggiante, però credo che in molti dovremmo scriverla a sistemarla sulla nostra bacheca personale, quella dei pensieri stimolanti. A volte siamo tutti un po' pigri, non ci impegniamo abbastanza, rimandiamo a domani quello che invece sarebbe il caso di fare oggi.
Partendo da queste premesse, mi sono venuti in mente due artisti che, quasi consci del poco tempo che avevano a disposizione, hanno prodotto tanto in poco tempo
Trasfigurazione
Raffaello Sanzio, 1518-20
olio su tavola, 405 x 278 cm
Pinacoteca Vaticana
Città del Vaticano
Vincent Van Gogh e Raffaello Sanzio vissero entrambi soli 37 anni. Il primo, con problemi mentali assimilabili alla schizofrenia, nei due anni precedenti la morte, avvenuta nel 1890, produsse un numero elevatissimo di dipinti e disegni, lavorando ore e ore di fila, senza fermarsi mai. Sono del 1888 i dipinti più famosi, come La casa gialla, La camera di Vincent ad Arles e i riconoscibili Girasoli. In questi due anni vengono prodotti i capolavori più noti, come Notte stellata e l'ultimo dipinto, Campo di grano con volo di corvi. Si dice sia davvero l'ultimo dipinto, prima di suicidarsi. Ciò che però resterà ai posteri sarà che Van Gogh fu una delle fonti principali per i movimenti novecenteschi in pittura. 
Raffaello, invece, deve la sua morte a una vita dissoluta, tanto che il Vasari accusa gli eccessi amorosi che, con tutta probabilità, gli avevano fatto contrarre la sifilide. Gli ultimi dieci anni di vita li ha passati a Roma, alla corte papale, dipingendo le Stanze Vaticane, studiando gli antichi, preparando cartoni per arazzi, dilettandosi di architettura, dipingendo quella Trasfigurazione che sarà spartiacque e modello fino alle ribellioni accademiche dell'Ottocento. Durante questo periodo ebbe anche modo di discutere con Michelangelo, scegliendo in parte di adeguarsi al maestro, ma sicuramente creando un po' di sana competizione, mentre quest'ultimo realizzava la volta della Cappella Sistina. 
Il furore artistico di questi due perni dell'Arte può essere un'ottimo stimolo per evitare di passare del tempo immersi in un'ozio improduttivo, anche perché niente e nessuno può svelarci il domani. 

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