sabato 23 ottobre 2010

Julia Margaret Cameron


Non mi addentro mai in campi che non conosco bene, quindi dietro ogni post c'è sempre una ricerca, personale o fatta per necessità. In questo caso mi piacerebbe parlare di una fotografa dell'Ottocento. 

Julia Margaret Cameron è una donna vissuta tra l'India, l'Inghilterra e la Francia. La sua vita è agiata e tranquilla, nonostante i continui trasferimenti. Entra nel mondo della fotografia solo nel 1863, quando sua figlia Julia e suo marito le regalano una macchina fotografica e l'occorrente per mettere su una camera oscura. La Cameron si fa dare qualche lezione da John Herschel, lo scienziato che inventò il nome fotografia. Fu un suo privilegio, come quello di ritrarre uomini di grande fama, non solo in Inghilterra, ma in alcuni casi nel mondo. 
J. M. Cameron non era una fotografa tecnicamente ineccepibile, ma di certo fu estremamente energica, attiva e sapeva convincere la gente a posare per lei. 
Innanzitutto a quei tempi posare significava stare 3-4 ore sotto il sole (il flash non era ancora entrato in uso); molte frasi stralciate dai diari dei suoi soggetti parlano di un certo terrore dell'essere scelti come soggetto della giornata! Tutto sommato riusciva a trovare sempre qualcuno che, per piacere o per forza, posava per lei. 

martedì 5 ottobre 2010

La rivolta dei poveri

Siamo alle solite Calimero, ma davvero alle solite. 
I giornali e i telegiornali non parlano di quello che sta accadendo in questo momento nelle Università Italiane. Se non frequenti gli Atenei, se non stai aspettando che inizino le lezioni, non c'è modo di rendersi conto che queste sono state rimandate, che stanno iniziando con forte ritardo. Oddio, spesso nemmeno chi frequenta si rende conto e di esempi intorno a me ne ho fin troppi.
La ragione di questi ritardi è che i ricercatori sono in sciopero a causa della "Riforma" Gelmini. Non ho sbagliato le virgolette, ma questa più che una riforma è un tentativo di distruggere l'istruzione pubblica
I ricercatori non ci stanno. 
Da Il Fatto Quotidiano:
 E’ soprattutto l’abolizione della figura di ricercatore a tempo indeterminato a essere contestata da chi protesta. “Scaduto l’assegno di ricerca, un ricercatore potrà solo firmare un contratto di tre anni e poi ancora uno di altri tre”, dice Alessandro Ferretti, rappresentante di Rete29Aprile, il sito di riferimento per chi protesta. “Il precariato verrà così allungato di sei anni”. Se alla fine di questo periodo il ricercatore non riuscirà a ottenere l’idoneità per diventare professore associato, dovrà lasciare l’università. Per evitare questo, un ateneo magari preferirà assegnare il posto da associato a un precario, anziché a un ricercatore con più anzianità che ha firmato il contratto a tempo indeterminato prima della riforma. “Sarà una guerra tra poveracci”, dice Ferretti. “A guadagnarci da questo disastro non è certo l’università”.
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