sabato 23 ottobre 2010

Julia Margaret Cameron


Non mi addentro mai in campi che non conosco bene, quindi dietro ogni post c'è sempre una ricerca, personale o fatta per necessità. In questo caso mi piacerebbe parlare di una fotografa dell'Ottocento. 

Julia Margaret Cameron è una donna vissuta tra l'India, l'Inghilterra e la Francia. La sua vita è agiata e tranquilla, nonostante i continui trasferimenti. Entra nel mondo della fotografia solo nel 1863, quando sua figlia Julia e suo marito le regalano una macchina fotografica e l'occorrente per mettere su una camera oscura. La Cameron si fa dare qualche lezione da John Herschel, lo scienziato che inventò il nome fotografia. Fu un suo privilegio, come quello di ritrarre uomini di grande fama, non solo in Inghilterra, ma in alcuni casi nel mondo. 
J. M. Cameron non era una fotografa tecnicamente ineccepibile, ma di certo fu estremamente energica, attiva e sapeva convincere la gente a posare per lei. 
Innanzitutto a quei tempi posare significava stare 3-4 ore sotto il sole (il flash non era ancora entrato in uso); molte frasi stralciate dai diari dei suoi soggetti parlano di un certo terrore dell'essere scelti come soggetto della giornata! Tutto sommato riusciva a trovare sempre qualcuno che, per piacere o per forza, posava per lei. 

La nostra fotografa è nota per i suoi ritratti maschili emblematici, caratteristica derivata dai soggetti e dal suo stile. Quest'ultimo è particolarmente riconoscibile: nelle sue fotografie solo la parte centrale, solitamente corrispondente in naso, occhi e labbra, è a fuoco, mentre tutto il resto è caratterizzato dallo sfocato, detto anche effetto flou.
Tra i ritratti maschili spiccano quelli scattati ad Herschel stesso, a Darwin, a Tennyson, a Taylor, a William Michael Rossetti (chi è lo so io, a voi basta sapere che è il protagonista della mia tesi di laurea). Poeti e scienziati, tutti caratterizzati da una forte personalità, grande genialità e intelligenza. Questo mette in evidenza la Cameron: il volto è in primo piano, lo sfondo è neutro e la luce spesso dura nel mettere in evidenza le caratteristiche dei volti. 
Noti sono anche i ritratti femminili. Donne bellissime, capelli sciolti sulle spalle, uso di costumi, sguardo basso e un tentativo di rappresentare la Bellezza Ideale. Non si tratta solo di questo, però. Importante è ricordare che siamo in Età Vittoriana, un'epoca in cui la donna è vista essenzialmente come oggetto del desiderio e il differente trattamento da parte della fotografa rispetto a soggetti maschili, ci ricorda la mentalità dell'epoca. Un esempio utile è analizzare la fotografia che ritrae Ellen Terry (1864).
Si tratta della moglie sedicenne del pittore G. F. Watts: era una ragazza vivace, allegra, attrice teatrale fin da bambina. Qui è incatenata nell'immagine di una donna remissiva e pacata. In effetti, dopo il suo matrimonio lasciò il teatro, ma dopo 10 mesi di matrimonio pensò bene di riprendere in mano la sua vita, tanto da tornare ad essere una diva teatrale, ritratta da molti pittori, con una nipote attivista per il voto alle donne. 
Ancor più famose sono le sue mise en scène
Gruppi di donne o bambini o anche uomini in costume che mettono in scena un'allegoria o una leggenda medievale. Non mancano scene religiose e nemmeno richiami a personaggi della letteratura italiana medievale, come i personaggi di Beatrice di Dante o di Laura del Petrarca. I soggetti scelti sono associabili a quelli trattati dai Preraffaelliti, una confraternita di giovani pittori antiaccademici che avevano scelto di dirottare la loro attenzione sull'umiltà della natura e sulla miriade di riferimenti letterari propri della cultura inglese e italiana (bisogna ricordare che Dante Gabriel Rossetti era figlio di Gabriele Rossetti, italiano esiliato a causa dell'adesione ai moti del 1820. Gabriele era anche poeta e critico letterario; D. G. Rossetti inoltre tradusse la Vita nuova di Dante e, se dovessi tracciare il suo albero genealogico, ci troveremmo di fronte a John William Polidori... ma questa è un'altra storia!). Le somiglianze tra i dipinti preraffaelliti e le fotografie della Cameron è impressionante, tanto che la fotografa è stata inserita nel gruppo di artisti e poeti legati al movimento.
Come ho già detto all'inizio, la Cameron non era molto capace nella tecnica; questo si ripercuote nella preparazione delle lastre fotografiche (in vetro) spalmate di emulsione fotosensibile in modo non molto preciso. Infatti, anche se l'esposizione era stata corretta, le bolle d'aria presenti sulla lastra si sgretolavano in fase di sviluppo e fissaggio, rendendo impossibile la stampa. Anche questa fase, però, era problematica e imprecisa. Sul web è possibile trovare scannerizzazioni di sue foto e si notano le parti rovinate. 
Per i dettagli tecnici su obiettivi e macchine fotografiche preferisco non dare informazioni, dato che non è il mio campo e potrei sbagliarmi. 
Posso solo aggiungere che la villa residenziale di J. M. Cameron, Dimbola, è diventato un museo per le sue fotografie, con tanto di sala da tè, da buona famiglia inglese!
Questo vuole essere uno spunto. Approfondire può essere una bella avventura.

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