martedì 1 novembre 2011

Se la pioggia fosse... La pubblicità è arte?

Uno dei quesiti che ogni tanto sbuca in qualche forum di discussione è se sia lecito considerare la pubblicità una forma d'arte. Le opinioni sono discordanti e di certo la confusione messa in atto da alcuni artisti (conclamati, come una malattia) non fa di certo chiarezza sull'argomento.
E' vero che spesso, guardando la televisione o sfogliando una rivista, ci troviamo di fronte qualche immagine capace di stupirci, di meravigliarci e un pensiero che ci sfiora è quello della bellezza estetica. Un esempio chiaro possono essere le pubblicità degli yogurt Müller o le pubblicità degli elettrodomestici Whirlpool che vengono considerate "artistiche", perché sono cariche di una certa eleganza di fondo. Ne ho sentiti molti di commenti in questo senso e ammetto che sono piacevoli alla vista, ma che poi lasciano il tempo che trovano (alcune sono vomitevoli e vorrei sapere come mai in un gruppo che lavora a una campagna pubblicitaria non venga un dubbio, non abbia obiezioni da fare).
Ulteriore confusione avviene quando è un artista che decide di firmare delle campagne pubblicitarie e l'esempio migliore è quello di Oliviero Toscani per la Benetton, oppure anche Andy Warhol che involontariamente fece impennare le vendite della Zuppa Campbell, ma la sua non era una campagna pubblicitaria.
Se per le pubblicità che passano in televisione è più facile toglierle l'etichetta di "arte" (la videoart genera ancora diffidenza da parte del pubblico), difficile è sfogliare le riviste e guardare le immagini, le fotografie, le grafiche che caratterizzano le pubblicità.

sabato 24 settembre 2011

Nulla nasce dal nulla

Angelo annunciante, 1608, marmo, 185 cm,
Francesco Mochi,
Museo dell'Opera del Duomo, Orvieto
Io e il Barocco non siamo mai andati troppo d'accordo. Trovo molti dei suoi elementi particolarmente nauseanti. Non posso usare un'altra parola per descrivere la sensazione che provo quando guardo le testine dei putti aggettarsi da altari, cornici e stucchi. E' proprio nausea quella che provo, ma c'è sempre qualcosa che piace meno nell'universo dell'Arte. 
Prima che uno stile diventi moda, cosa che ammazza qualsiasi buona intenzione, esistono le vie di mezzo, i momenti di passaggio, le origini di qualunque cosa. Nell'Arte non esiste nessun cambiamento improvviso: niente viene fuori dal nulla o dalla mente malata di un artista che si sveglia una bella mattina e decide di farne una delle sue. Questo è un discorso che dovrebbe essere approfondito, ma, se guardiamo alla Storia dell'Arte, è più facile capire che appena dopo Michelangelo non ci sarebbe mai potuto essere Picasso e tanto meno Pollock: li avrebbero rinchiusi in manicomio e a ben ragione, direi. 
Allo stesso modo l'eccesso del Barocco e del Rococò non sono sbucati dal nulla, ma da una lenta e graduale metamorfosi delle forme rinascimentali a quelle tipiche del periodo. Per rendere più facile la comprensione delle differenze, basta osservare il "Mosè" (1515-1542) di Michelangelo e uno dei "Quattro Fiumi" (1651) a Piazza Navona di Bernini. Vi sembrerà un paragone eccessivo, con più di cent'anni di differenza. Invece è il metodo giusto per capire. Se osserviamo il Profeta e il Rio de la Plata, possiamo trovare una perfetta monumentalità in entrambi, ma un diverso concetto di movimento.

martedì 9 agosto 2011

Il ricco poeta

Erato, Muse of Poetry, 1870, Sir Edward John Poynter

Potrebbe sembrare il titolo di un racconto o di un romanzo. Niente di tutto ciò.

Mentre leggevo un saggio di Virginia Woolf, mi sono imbattuta nelle considerazioni di un critico letterario, Sir Arthur Quiller-Couch, un uomo che ha analizzato la poesia inglese dal 1250 al 1900, un esperto, possiamo dirlo con una certa sicurezza. 
Le considerazioni estrapolate sono scritte nel 1916 e si riferiscono alla poesia dell'Ottocento inglese e la sua analisi ha poco di poetico e tanto di materiale.
"Quali sono i nomi dei grandi poeti degli ultimi cento anni o giù di lì? Coleridge, Wordsworth, Byron, Shelley, Landor, Keats, Tennyson, Browning, Arnold, Morris, Rossetti, Swinburne - e possiamo fermarci qui. Fra questi,  tutti eccetto Keats, Browning e Rossetti, avevano frequentato l'università; e di questi tre, Keats, che morì giovane, stroncato nel fiore degli anni, era il solo che non fosse abbastanza ricco. Può sembrare un'affermazione brutale ed è certo una cosa triste a dirsi, ma a giudicare dai fatti, la teoria secondo la quale il genio poetico fiorisce dove vuole e allo stesso modo fra i poveri e fra i ricchi, contiene ben poca verità.

venerdì 22 aprile 2011

Una critica feroce!

John Everett Millais, Cristo nella casa dei genitori, olio su tela, 86,3 x 140 cm, 1849, Tate Gallery, Londra

“Vedete l’interno di una bottega di carpentiere. In primo piano, nella bottega,  sta un ragazzo orribile, coi capelli rossi, il torcicollo, singhiozzante, in camicia da notte, che sembra aver ricevuto un colpo nel vicolo vicino, e sta raccontando questo fatto alla donna inginocchiata, così orribile nella sua bruttezza che (supponendo per un istante che posa esistere una creatura umana con questa gola contorta) essa spiccherebbe fuori dal resto della compagnia come un mostro dei più spregevoli cabatets francesi o nelle più umili rivendite di gin in Inghilterra”.

Charles Dickens (dalla rivista "Household Words")
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"Il quadro è proprio disgustoso." 
(The Times)

sabato 2 aprile 2011

Goblin Market - Christina Rossetti

Frontespizio della prima edizione inglese de "Goblin Market"
di Christina Rossetti,  illustrazione di Dante Gabriel Rossetti
Quando ho letto questo poema sono rimasta stupita. Christina Rossetti, sorella del più noto Dante Gabriel, ha sempre dichiarato che si trattasse di un poema per bambini, ma, per quanto nel finale ci sia una morale, alcune delle scene descritte esulano dall'universo infantile. 
Per cominciare è giusto chiedersi chi fosse Christina. Era più giovane dei figli di Gabriele Rossetti, poeta, studioso di Dante Alighieri e carbonaro italiano in esilio a Londra per aver partecipato ai moti del 1821. A causa di una depressione che la colpì in giovane età, si avvicinò alla religione anglo-cattolica e rimase ad essa legata per tutta la vita. Questo legame fu talmente forte da farle rifiutare due proposte di matrimonio per questioni religiose: i suoi pretendenti non erano del suo stesso credo. Fu educata in casa dalla madre, Frances Polidori, come sua sorella Maria Francesca. La mamma era sorella di John William Polidori, medico di Lord Byron e autore del primo racconto sul vampiri ("rubato" letteralmente a Byron per una forte gelosia: viaggiando con lui e con i Shelley, Polidori ascoltava molte delle loro conversazioni e captò l'idea di scrivere qualcosa sull'argomento e decise di batterlo sul tempo. L'ironia della sorte fu che il racconto fu attribuito a Byron e Goethe dichiarò che era la cosa migliore che avesse scritto! Tra smentite e sdegni, alla fine, Polidori ammise di aver rubato l'idea, ma che il racconto fosse di suo pugno). Con premesse di questo tipo, in casa Rossetti si respirava poesia e cultura a tutte le ore e tre dei quattro figli di tale coppia si dedicarono alla scrittura e all'arte.

domenica 27 marzo 2011

L'artista della domenica: René Magritte - I due misteri

I due misteri, René Magritte, 1966
Il movimento Surrealista è stato uno di quei movimenti che spingeva l'osservatore a pensare. Più di qualunque altro movimento del passato, più di qualunque artista famoso, i surrealisti ci costringono a trovare la logica insita in tutta la loro produzione. A volte è semplice, a volte talmente difficile da rasentare la follia, infiniti giochi mentali per comprendere il mistero della mente umana. 
C'era stato un solo artista capace di complicare la vita a critici e a spettatori con un'opera ancora oggi di difficile intendimento ed era stato il dadaista Duchamp con "Il grande vetro", opera incompiuta. 
Eppure del grande gruppo surrealista, che comprendeva pittori, fotografi, scultori e nuove forme d'arte (partorite già dalla tendenza Dada), io ho sempre trovato superlativo Magritte
Nei suoi quadri c'è sempre una logica, una ragione, un motivo per cui ogni minimo dettaglio è stato organizzato in una data maniera, anche se non è detto che riusciremmo mai ad individuarlo.

venerdì 11 marzo 2011

Tsunami e il Nucleare

E la Terra si rivolta, anzi, sposta il proprio asse di 10 cm in seguito al terremoto di questa mattina, 14,45 in Giappone, colpito poi dallo tsunamiMagnitudo 8.8, una delle più alte registrate e il Sol Levante non è certo un Paese impreparato. L'architettura è antisismica da sempre, sono all'avanguardia nella costruzione con queste caratteristiche, inclusi ponti e strade. Li potete vedere nei filmati dei tg: fermi, consapevoli, aspettano che la scossa finisca nei loro uffici, tenendo fermo il monitor del pc o reggendo le bottiglie dei bar, per evitare che si rompano. Attrezzati per le emergenze, anche per le emergenze tsumani. Nonostante tutto dighe crollate, raffinerie di petrolio esplose come petardi. Anche le auto esplodono di tanto in tanto: le vedete nelle riprese aeree al tg, quelle colonne di fuoco nel mare che ha invaso tutto.
Eppure i morti ci sono, l'acqua ha inondato i campi, rivoltato auto e sradicato le case dalle loro fondamenta. Si sono persi un treno e un'imbarcazione con 100 persone a bordo. L'azienda dei telefoni pubblici ha subito, senza burocrazia stupida di mezzo, attivato le chiamate gratuite dalle cabine, dato che i cellulari non funzionano. Veloci, efficienti, preparati questi giapponesi!
Un problema però c'è. Il problema sono le centrali nucleari. Quattro sono state danneggiate. Un incendio era scoppiato in una di queste, ma è stato subito spento. Si temono fughe radioattive
Io sono terrorizzata. E penso che, se al loro posto ci fossimo stati noi con le centrali, saremmo già tutti stati scuoiati vivi dall'esplosione nucleare. 
Non so se qualcuno ha ancora voglia di mettersi un reattore in giardino, considerando che l'Italia è soggetta a terremoti, ha vulcani attivi sul territorio (il Vesuvio è attivo (!!!) non è spento e sotto di esso c'è la città più popolosa d'Italia) ed ha la capacità di rispondere a questi fenomeni pari a zero, lasciando da parte la ricostruzione dopo il sisma (L'Aquila attende invano).
Io tremo, come la Terra. 

domenica 6 marzo 2011

L'artista della domenica: Francisco Goya - Il funerale della sardina

Francisco Goya, Il funerale della sardina, 1816, olio su legno, 82,5x52 cm, Museo de la Real Academia de Bellas Artes de San Ferdinando, Madrid
Amo il Carnevale. Trovo sia un momento dell'anno particolare e, a parte quelli che sono i carnevali noti, quelli turistici per così dire, c'è un mondo dietro questo evento, che ha perso molte delle sue caratteristiche. 
Non è una festa religiosa, ma è quanto di pagano è rimasto senza implicazioni legate a qualche chiesa o a qualche santone. E' semplice mondo alla rovescia, luogo in cui è lecito impazzire. 
La tematica carnascialesca è stata affrontata da pochi artisti e perlopiù in incisioni. Goya è stato molto prolifico in questo. "Le Follie" possono essere un chiaro esempio, con animali umanizzati, uomini incinti, donne barbute e prese in giro delle classi aristocratiche e alto-borghesi.
Il funerale della sardina è uno degli oli legato a questo momento dell'anno. Viene rappresentata una delle tradizioni madrilene più importanti. Si tratta di un corteo funebre, chiaramente tenuto da una serie di maschere buffe, che si conclude con il seppellimento della Sardina. Questa sardina però è sagomata con carne di maiale, alimento tipico del Carnevale, mentre, per controparte, il pesce viene consumato nel periodo quaresimale. Un gioco di rovesciamenti, essenza del periodo.
Della sardina non c'è traccia nel dipinto. Resta solo il corteo ubriaco, inclinato, privo di stabilità, ma che di certo mostra una mobilità che, nello sfondo, diventa sempre più indistinta. 
Le maschere sono inquietanti: diavoli e teschi esorcizzano la paura della morte, il terrore della tentazione che fino a quel momento è stata lecita, ma che dal giorno successivo, con l'inizio della Quaresima, diventerà peccato. 
Un orso e un cacciatore spuntano sulla sinistra del quadro e anche il questo caso si ha a che fare con le tradizioni carnevalesche, rintracciabili anche in Italia. 
Il primato di Goya risiede nella rappresentazione di una folla disordinata, che non ha una composizione chiarita dalla tradizione, ma la inventa partendo dalle sue incisioni, dagli schizzi disegnati in giro per la città. 
C'è solo uno schizzo dello stesso spagnolo sullo stesso soggetto, dove però protagonisti sono religiosi che vincono sul carnevale. 

domenica 27 febbraio 2011

L'artista della domenica: William Holman Hunt - Il capro espiatorio

W.H. Hunt, Il capro espiatorio, 1854-58, olio su tela, 33,7 x 45,9 cm, City Art Galleries, Manchester 
Verità di natura. Tra i principi della Confraternita dei Preraffaelliti la verità di natura è stato forse il più importante. La fedeltà della rappresentazione di ciò che si osservava "dal vivo" era fondamentale. Essere sinceri, avere qualcosa da comunicare al pubblico era di vitale importanza. 
Lo scriveva William Michael Rossetti, lo ribadì con più forza John Ruskin, famoso critico, nonché tra gli intellettuali fondatori del restauro.
William Holman Hunt prese alla lettera questo principio. Legato alle Sacre Scritture cristiane, la Bibbia era la sua fonte letteraria preferita. I suoi temi pittorici derivano per la maggiore dagli episodi della vita di Cristo, ma non mancano riferimenti simbolici all'Antico Testamento. Per essere fedele al modo di lavorare della Confraternita, decise di compere un viaggio in Medio Oriente. Si recò in Palestina, a Gerusalemme, per dipingere i volti dei veri ebrei, per dipingere la decorazione del Tempio, per riproporre degli arredi attendibili, veri appunto.

domenica 20 febbraio 2011

L'artista della domenica: Paul Sérusier - Il talismano

Paul Sérusier, Il talismano, 1888, olio su legno, 27 x 21 cm, Musée d'Orsay, Parigi
"Come vedi tu questi alberi? Gialli, e allora mettici il giallo, il più bel giallo della tua tavolozza. Quest'ombra? Piuttosto blu, dipingila con l'oltremare puro, e queste foglie? Rosse, mettici del vermiglio." (citato da Maurice Denis, in ABC de la Peinture, Suivi d'une étude sul la vie ed l'oeuvre de Sérusier par Maurice Denis, Floury, Paris 1942)
Le famose parole di Gauguin sono entrate nella leggenda. Quando si parla della scuola di Pont-Aven, si cerca di valutare una prima vera sintesi visuale ed emozionale nell'arte. 
L'Impressionismo aveva insegnato a osservare in modo differente la realtà. Gli studi sull'ottica, il perfezionamento della fotografia avevano consentito un'analisi scientifica di essa. Si era compresa l'importanza della luce, del suo plasmare gli oggetti, si erano quasi del tutto demoliti i principi di composizione classica, l'uso del disegno prima della pittura.

sabato 12 febbraio 2011

Non era prevedibile

L'Italia si fa riconoscere. Sempre. 
In questi giorni sono aumentati gli sbarchi a Lampedusa. Il centro di permanenza temporanea pare non verrà riaperto. I clandestini sono aumentati a 3.000 e ce ne sono altri in arrivo. Non si sa dove sistemarli e, in attesa di comunicazioni da chi di competenza, attendono direttamente sul molo, in inverno. Maroni parla di "emergenza umanitaria" e si allerta la Protezione Civile. 
La domanda che mi viene da porre è: ma il Ministro degli Esteri e quello degli Interni parlano tra loro? Ma, soprattutto, si sono accorti degli stravolgimenti politici e sociali nel Magreb? Non dico che debbano aver letto le comunicazioni di ordine internazionale, perché pare di chiedere troppo, ma guardato un tg qualunque, sfogliato un giornale? Son ben tre settimane che, prima la Tunisia, con la Rivolta del Pane contro Ben Ali, poi l'Egitto contro Mubarak, dall'altra parte del Mediterraneo sta succedendo di tutto: contestazioni, gente riversata per le strade, esercito contro i manifestati, sparatorie, feriti, morti, ex dittatori che vorrebbero volentieri togliersi di torno prima di finire in luoghi poco gradevoli e l'Italia scende dal pero
Chiedo scusa, ma non era praticamente matematico che ci sarebbero stati disperati che da quel caos volessero fuggire? La geografia insegna, poi, che Lampedusa è la prima costa utile su cui approdare. Quindi perché siamo in "emergenza umanitaria"? Cosa c'è di così imprevedibile? Perché non si poteva essere pronti ad affrontare il problema, che non è un'emergenza? L'emergenza è una circostanza o eventualità imprevista. Questa situazione era imprevista?
A volte penso sul serio che i cervelli di questo Paese siano tutti fuggiti.

domenica 6 febbraio 2011

L'artista della domenica: Eugène Delacroix - La Libertà che guida il popolo

Eugéne Delacroix, La Libertà che guida il popolo, 1830, olio su tela, 235 x 260 cm, Louvre, Parigi
Eugène Delacroix propose un dipinto rivoluzionario nel 1831 al Salon di Parigi. Era stato ultimato l'anno precedente per celebrare la lotta per la liberà contro il re di allora, Carlo X. La Rivoluzione Francese era lontana ormai nel tempo, Napoleone era diventato imperatore ed era stato esiliato a Sant'Elena, dove nel 1821 aveva esalato l'ultimo respiro. 
Il popolo francese, però, ormai provato dai regimi assoluti, si era ribellato alla politica reazionaria dell'ultimo sovrano e dal 27 al 29 luglio del 1830 aveva messo in atto quelle che poi la storia ha consacrato le Tre Gloriose Giornate: la classe borghese, in particolar modo, riuscì nel fatidico intento di portare il re all'abdicazione.

domenica 30 gennaio 2011

L'artista della domenica: Takashi Murakami - The Oval Buddha

Takashi Murakami ,  The Oval Buddha, 2007

Pop. Pop per molti è una specie di parolaccia. Se qualcosa è "pop" è scadente, è ovvia, inutile, banale. In realtà la banalità e l'inutilità possono essere individuati anche in ciò che pop non lo è affatto. 
La Pop Art è stata una corrente rivoluzionaria all'interno del concetto stesso di Arte. L'Arte era bene o male considerata l'espressione dello spirito umano, della sua creatività e della sua interiorità; ciò che non poteva essere raccontato a parole, poteva comunicarlo una tela, una scultura, anche un semplice colore. Nella prima metà del Novecento era stato fondamentale questo tipo di concezione, che si trattasse di espressione cosciente o inconscia, "automatica" di se stessi. E proprio a partire dagli Espressionisti e dai Dadaisti, in particolare, che ha iniziato a venir fuori un nuovo modo di intendere l'arte. Se si hanno dubbi su questa paternità, basta dare un'occhiata alla famosa L.H.O.O.Q di Marcel Duchamp.

giovedì 27 gennaio 2011

Giornata della Memoria - Uno sguardo agli ultimi


La Giornata della Memoria è stata istituita per non dimenticare ciò che è successo durante i Regimi Nazi-Fascisti. Lo sterminio organizzato di popoli interi merita un momento di riflessione e istituire una giornata senza però dedicarsi a capire realmente cosa è successo e a chi non ha nessun valore.
Non so quanto se ne parli in modo interessato e costruttivo a scuola (che peggiora di giorno in giorno), ma, se lo si fa, si tende sempre e solo a parlare degli ebrei. Le ragioni dovrebbero essere palesi: si tratta dei "ricchi" della situazione, di conseguenza il massimo rispetto e cordoglio è riferito soltanto a questo popolo.
Da qualche anno mi son presa l'onere di aprire delle finestre sulle tante etnie coinvolte.
Tra i popoli dimenticati ci sono le etnie Sinti e Rom degli zingari, oggi ricordati anche, stranamente, dal Presidente Napolitano. Questo sterminio prende il nome di Porajmos, grande devastazione. 
Segnalati con il triangolo marrone, gli zingari erano considerati popoli inferiori, di origine ariana, ma che avevano mescolato il proprio sangue prima con quello indiano, poi quello asiatico per tornare a mescolarlo con quello di altri popoli europei, tra cui gli slavi, considerati un popolo da schiavizzare in quanto si trattava di subumani.

domenica 23 gennaio 2011

L'artista della domenica: Jacques-Louis David - La morte di Marat

LA MORTE DI MARAT
Jacques-Louis David, 1793, olio su tela, 165 x 128 cm, Musée Royaux des Beaux-Arts, Bruxelles
Un dipinto storico atipico. Un ritratto atipico. Pochi elementi per raccontare una grande storia, un uomo simbolo della Rivoluzione Francese. Solo un grande artista poteva avere il dono della sintesi efficace per rendere con delicatezza una tragedia. 
Jacques-Louis David dipinge in un'epoca di tumulti, di assestamento di una Francia in preda ad una Rivoluzione che è costata già molte vite. Napoleone è già soldato per la rivoluzione corsa. Luigi XVI è stato ghigliottinato e Maria Antonietta seguirà a breve il suo destino.
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