martedì 1 novembre 2011

Se la pioggia fosse... La pubblicità è arte?

Uno dei quesiti che ogni tanto sbuca in qualche forum di discussione è se sia lecito considerare la pubblicità una forma d'arte. Le opinioni sono discordanti e di certo la confusione messa in atto da alcuni artisti (conclamati, come una malattia) non fa di certo chiarezza sull'argomento.
E' vero che spesso, guardando la televisione o sfogliando una rivista, ci troviamo di fronte qualche immagine capace di stupirci, di meravigliarci e un pensiero che ci sfiora è quello della bellezza estetica. Un esempio chiaro possono essere le pubblicità degli yogurt Müller o le pubblicità degli elettrodomestici Whirlpool che vengono considerate "artistiche", perché sono cariche di una certa eleganza di fondo. Ne ho sentiti molti di commenti in questo senso e ammetto che sono piacevoli alla vista, ma che poi lasciano il tempo che trovano (alcune sono vomitevoli e vorrei sapere come mai in un gruppo che lavora a una campagna pubblicitaria non venga un dubbio, non abbia obiezioni da fare).
Ulteriore confusione avviene quando è un artista che decide di firmare delle campagne pubblicitarie e l'esempio migliore è quello di Oliviero Toscani per la Benetton, oppure anche Andy Warhol che involontariamente fece impennare le vendite della Zuppa Campbell, ma la sua non era una campagna pubblicitaria.
Se per le pubblicità che passano in televisione è più facile toglierle l'etichetta di "arte" (la videoart genera ancora diffidenza da parte del pubblico), difficile è sfogliare le riviste e guardare le immagini, le fotografie, le grafiche che caratterizzano le pubblicità.
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