venerdì 22 aprile 2011

Una critica feroce!

John Everett Millais, Cristo nella casa dei genitori, olio su tela, 86,3 x 140 cm, 1849, Tate Gallery, Londra

“Vedete l’interno di una bottega di carpentiere. In primo piano, nella bottega,  sta un ragazzo orribile, coi capelli rossi, il torcicollo, singhiozzante, in camicia da notte, che sembra aver ricevuto un colpo nel vicolo vicino, e sta raccontando questo fatto alla donna inginocchiata, così orribile nella sua bruttezza che (supponendo per un istante che posa esistere una creatura umana con questa gola contorta) essa spiccherebbe fuori dal resto della compagnia come un mostro dei più spregevoli cabatets francesi o nelle più umili rivendite di gin in Inghilterra”.

Charles Dickens (dalla rivista "Household Words")
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"Il quadro è proprio disgustoso." 
(The Times)

sabato 2 aprile 2011

Goblin Market - Christina Rossetti

Frontespizio della prima edizione inglese de "Goblin Market"
di Christina Rossetti,  illustrazione di Dante Gabriel Rossetti
Quando ho letto questo poema sono rimasta stupita. Christina Rossetti, sorella del più noto Dante Gabriel, ha sempre dichiarato che si trattasse di un poema per bambini, ma, per quanto nel finale ci sia una morale, alcune delle scene descritte esulano dall'universo infantile. 
Per cominciare è giusto chiedersi chi fosse Christina. Era più giovane dei figli di Gabriele Rossetti, poeta, studioso di Dante Alighieri e carbonaro italiano in esilio a Londra per aver partecipato ai moti del 1821. A causa di una depressione che la colpì in giovane età, si avvicinò alla religione anglo-cattolica e rimase ad essa legata per tutta la vita. Questo legame fu talmente forte da farle rifiutare due proposte di matrimonio per questioni religiose: i suoi pretendenti non erano del suo stesso credo. Fu educata in casa dalla madre, Frances Polidori, come sua sorella Maria Francesca. La mamma era sorella di John William Polidori, medico di Lord Byron e autore del primo racconto sul vampiri ("rubato" letteralmente a Byron per una forte gelosia: viaggiando con lui e con i Shelley, Polidori ascoltava molte delle loro conversazioni e captò l'idea di scrivere qualcosa sull'argomento e decise di batterlo sul tempo. L'ironia della sorte fu che il racconto fu attribuito a Byron e Goethe dichiarò che era la cosa migliore che avesse scritto! Tra smentite e sdegni, alla fine, Polidori ammise di aver rubato l'idea, ma che il racconto fosse di suo pugno). Con premesse di questo tipo, in casa Rossetti si respirava poesia e cultura a tutte le ore e tre dei quattro figli di tale coppia si dedicarono alla scrittura e all'arte.
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