domenica 27 luglio 2014

Preraffaelliti - L'utopia della bellezza

Ophelia,
J.E. Millais,
1851, olio su tela 76 x 112 cm, Tate Britain, Londra
Negli ultimi anni il movimento preraffaellita, la famosa Pre-Raphaelite Brotherhood, ha ritrovato una certo seguito in Italia. A partire dal 2010 sono state tre le mostre, organizzate più o meno bene, nel Bel Paese. La prima è stata quella di Ravenna, dedicata maggiormente alla fase simbolista di D.G.Rossetti e alla svolta decorativa di William Morris, per passare successivamente a Roma, dove l'attenzione maggiore l'ha riscossa Edward Burne-Jones, che nella capitale ha realizzato un mosaico per la decorazione della chiesa anglicana San Paolo entro le Mura. La mostra di Torino è stata invece molto più completa per quanto riguarda gli esordi del gruppo, fondato nel 1848 a Londra. Le tele importanti di Dante Gabriel Rossetti e di John Everett Millais, con qualche dipinto del precursore Ford Maddox Brown, erano abbondanti e provenivano tutte dalla Tate Britain di Londra. Spiccava senza dubbio la famosa Ophelia di Millais, realizzata lasciando a mollo in una vasca da bagno riscaldata la modella Lizzie Siddal, futura moglie del pittore e poeta dal nome italiano.
Beata Beatrix
D.G. Rossetti, 1864-70, olio su tela,
86 x 66 cm, Tate Britain, Londra
Ammetto di non aver avuto in simpatia il dipinto prima di vederlo dal vivo, perché era il quadro scontato del gruppo, quello che conoscono tutti, quello che è un po' il simbolo più chiaro delle ragioni che condussero i giovanissimi artisti a ribellarsi all'Accademia. La capacità descrittiva di Millais è disarmante. Ogni centimetro della tela è trattato con una precisione a tratti fotografica, rendendo ogni venatura delle foglie, ogni grinza dei petali dei fiori, i riflessi dell'acqua, i capelli rossi di Elizabeth che fluttuano sotto la sua superficie. Piccolo, prezioso e accurato, senza ombra di dubbio, ho compreso il perché di tanta fortuna.
Proserpina
D.G. Rossetti, 1874,
olio su tela, 125 x 71 cm
Tate Britain, Londra
Ancora Millais era presente con Cristo nella casa dei genitori, quel dipinto che il grande scrittore Charles Dickens distrusse con una recensione al cianuro. Qui la luce è splendida, evocativa, dorata, divina. 
Rossetti è stato trattato in modo più completo, con l'esordio di Ancilla Domini e con gli acquerelli legati alle leggende arturiane, come dipinti che raccontano l'amore per Jane Morris, amante e musa. Eppure subito è facile perdonargli la sofferenza che ha fatto patire alla povera Lizzie, quando la dipinge nei panni di Beatrice in Beata Beatrix: luminescente, intonato al verde e al rosso, conditi da tocchi di bianco, vestendo già nel poema dantesco i colori poi usati per la bandiera italiana. Il rosso dei capelli e della colomba, rossa d'amore, spiccano e catturano lo sguardo. Dolcemente l'uccello posa un papavero tra le mani della donna, richiamo alla scelta di Lizzie di suicidarsi con un oppiaceo, il laudano. Il ritratto non è altro che l'allegoria dell'amore ed è bello vedere come, alla fine, per Dante Gabriel l'amore fosse Elizabeth. 
Altro bel ritratto è quello di Jane Morris nei panni di Proserpina. Enigmatica figura, sguardo sibillino, rappresenta forse il matrimonio "infelice" della donna con William Morris. Negli anni ho capito che i rapporti tra i vari esponenti del gruppo erano davvero più complessi di quello che si può immaginare.
La mostra constava di molti disegni, studi preparatori, finezze incredibili. E' stato piacevole passeggiare tra le stanze di Palazzo Chiablese. 
L'organizzazione era impeccabile e le audioguide gratuite erano una manna per chi non conosceva bene il movimento ed era stato attratto dal dipinto di Ophelia, usato per i totem e per il sito dedicato.
Il catalogo ha una pecca: ha un formato scomodo, da rendere difficile riporlo in libreria. Per ora non ho avuto modo di leggerlo, quindi non posso dare un giudizio completa. Solitamente 24Ore Cultura è garanzia di qualità. 
Insomma, na bella mostra a cui non potevo mancare.

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