L'Architetto è un appassionato di archeologia. In Sicilia c'è l'imbarazzo della scelta quanto a siti archeologici degni di visita e, visto che avevamo imboccato la strada della Magna Grecia con la Valle dei Templi di Agrigento, ha organizzato una giornata a Selinunte.
Da Agrigento bisogna percorrere un centinaio di chilometri e giungere nella provincia di Trapani.
Selinunte è stata la colonia greca più occidentale della Sicilia. Fondata nel 628 a.C., raggiunse in poco tempo un importante sviluppo. Aveva ottimi rapporti commerciali con Cartagine, fino alla battaglia di Himera, in cui si alleò con Siracusa. Ebbe molte contese con Segesta per questioni di confini, fino a che questa non invocò l'aiuto dei cartaginesi e nel 409 a.C. la città fu distrutta. Si narra di 16000 cittadini uccisi, altri fatti schiavi e altri che ripararono ad Agrigento. Ci furono alterne vicende di fortuna e abbandoni, fino al Medioevo, in cui pare fosse popolata da qualche eremita, poi da arabi, prendendo il nome di Rahl'-al-Asnam (villaggio di pilastri) e poi, nel Settecento, fu utilizzata come cava di pietre per ristrutturare un ponte sul fiume Belice, uno dei fiumi che la costeggia. Questo depredare fu bloccato dal governo italiano, ponendo il sito sotto custodia.
Anche qui, come ad Agrigento, il Grand Tour faceva tappa e nell'Ottocento iniziarono le prime indagini archeologiche. Di templi ce ne sono tanti, ma interessante è che resta buona parte della città arroccata su un'altura affacciata sul mare. Il tempio G è dedicato probabilmente ad Apollo e, oltre ad essere il più grande della città, viene annoverato tra le costruzioni colossali dell'architettura greca, superato dal Didimeo di Moleto, dall'Artemision di Efeso a dal tempio di Giove Olimpico ad Agrigento. Ho le prove di tanta grandezza.
Un capitello del tempio G e me: rende l'idea della grandezza? |
L'acropoli è decisamente interessante. Intanto bisogna armarsi di tanta voglia di camminare per il parco e non cedere alla tentazione delle navette che possono ridurre le distanze, visto che si può anche passeggiare in pineta. Già da lontano, si possono notare ancora molto ben conservate le mura di cinta, che difendono in qualche modo la città. Le mura hanno torri di difesa e porte di ingresso alla città, mentre la pianta è formata a partire da un cardo e decumano, risultando squadrata e percorribile facilemnte. Solo qualche edificio è stato rimontato e al momento ci sono ulteriori lavori di restauro. E' chiaro che non è così semplice ricostruire i templi cittadini o gli altri edifici presenti.
Spostandosi verso il mare dal lato opposto, si incontra il Battistero Selinuntino, presso la foce del fiume Modione. Scoperto durante gli scavi del 2004-2007, presso quello che era stato uno dei due porti della città, oggi insabbiati, il battistero si trova all'interno di una costruzione rettangolare. Si tratta di un elemento di epoca paleocristiana. E' realizzato con blocchetti e lastre di calcarenite di reimpiego, rivestite internamente da cocciopesto e da intonaco all’esterno.
Ha una forma particolare: la vasca esterna è modellata all’interno con la forma di un quadrifoglio; dentro di esso si trova una croce greca, con i bracci orientati secondo i punti cardinali e, al centro della croce, è stata realizzata una cavità cilindrica, con un foro per il deflusso dell’acqua. Il tutto e profondo 1.60 m circa e questo indica che si praticava il battesimo per immersione.
Le distanze percorse in questa giornata non sono state lunghe, ma c'è stato un continuo su e giù tra alture e valli. La sveglia era suonata alle 5.30, eravamo reduci dalla giornata alla Valle dei Templi e il sole picchiava di brutto, tanto che, dopo questa visita, abbiamo optato per la spiaggia che si intravedeva sotto l'acropoli, piuttosto che visitare il santuario dedicato ancora una volta a Demetra. L'acqua era bella fredda, a causa delle correnti dei due fiumi e gli amanti dell'archeologia ci perdoneranno! Un consiglio per le passeggiate archeologiche in Sicilia: tanta protezione solare e cappelli, bandane o qualunque cosa vi possa coprire la testa. Di certo posso dirvi che mi sono abbronzata un sacco e concludo con un momento di vanità questo diario di viaggio.
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