venerdì 27 gennaio 2017

Giorno della Memoria - Il Processo di Francoforte

Il procuratore Fritz Bauer
Per noi cresciuti con i lungometraggi dedicati a personaggi che si sono distinti durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale, nelle commemorazioni nazionali e internazionali, parlare dei campi di concentramento e di Auschwitz sembra qualcosa di 'naturale', per quanto naturale possa essere parlare di sterminio di massa. 
Non è stato sempre così, anzi, c'è stato un periodo in cui si è dato per falso quello che alcune voci, come quelle dei russi comunisti, dicevano di aver trovato il 27 gennaio del 1945, quando hanno aperto i cancelli del più grande campo di sterminio nazista. Erano solo maldicenze dei rossi, anche perché i sopravvissuti spesso non avevano voglia di parlare di quello che era accaduto lì, magari avevano impiegato molto tempo per tornare a casa, come racconta Primo Levi ne La tregua. Altri si erano riuniti in associazioni di vittime, ma, appunto non erano stati ascoltati. 
Ed è così, con queste premesse che inizia il film Il labirinto del silenzio, di Giulio Ricciarelli, un film che la Germania ha provato a candidare agli Oscar 2016, come miglior film straniero. Si racconta del Processo di Francoforte (1963-1965). Per i crimini nazisti siamo tutti a conoscenza del celeberrimo processo di Norimberga, dove vennero condannati una ventina di gerarchi nazisti, ministri, collaboratori, tenendo conto che già all'epoca alcuni degli attori principali erano morti o latitanti, ma nulla sappiamo di questo processo, altrettanto importante. 

Non ci furono condanne esemplari e questo fu dovuto al fatto che gli imputati non furono processati secondo le leggi internazionali sui crimini di guerra, ma secondo le leggi della Germania Federale. Questo rese difficile provare ogni crimine che veniva contestato agli imputati, che venivano giudicati uno per uno e non collettivamente, ma quello che ebbe l'onore di fare questo processo fu dare un'importante scossa sociale che rivoluzionò l'atteggiamento della popolazione davanti a questioni che sarebbero poi diventate importanti. 
In qualche modo riuscì ad aprire gli occhi alla società tedesca di allora, che voleva lasciarsi alle spalle quanto accaduto dal 1933 in poi e sperava in un nuovo corso della propria esistenza, cercando anche di
Eichmann durante il processo a Gerusalemme
superare un altro grande dramma del dopoguerra: il Muro di Berlino, iniziato nel 1961.

Non si possono certo biasimare i tedeschi che desideravano concentrarsi sul futuro. Quello che è contestabile è che avevano dimenticato che in qualche modo tutti erano complici dei crimini nazisti, per aver taciuto mentre venivano perpetrati, ma ancora di più quando, senza battere ciglio, avevano ripreso tra le fila della società individui che avevano commesso le peggiori azioni e che le avevano accantonate insieme alle divise e alla tessera del partito. 
Per i giovani tedeschi di allora non dev'essere stato facile constatare che i propri genitori erano stati affiliati al partito e che avevano ripreso la propria vita come se nulla fosse successo. 

Può sembrare un giudizio duro, ma la persona che decise di portare avanti questo processo, che si occupò di studiare il modo opportuno per giudicare questi nazisti e che non fu affatto soddisfatto del risultato, fu Fritz Bauer, pubblico ministero, procuratore generale dell'Assia, che, durante la dittatura aveva protestato contro il Partito Nazionalsocialista a Stoccarda, era stato arrestato e destituito dai suoi incarichi. Da qui iniziò a peregrinare per l'Europa, per tornare in Germania solo nel 1949. Non era stato uno che aveva accettato lo stato delle cose, aveva lottato, aveva cercato di attuare un cambiamento e con questo processo si può dire che ci sia riuscito. 

Josef Mengele
Bauer tentò di far arrestare due importanti nazisti. Uno era Adolf Eichmann, che aveva ideato una parte dello sterminio finale, con la scelta di usare il trasporto ferroviario per smistare gli ebrei nei campi di concentramento. Scappato in Argentina, come tanti altri come lui, fu intercettato fortuitamente. Fritz Bauer ne venne a conoscenza e passò l'informazione al Mossad. Eichmann si nascondeva a Buenos Aires. A questo punto i Servizi Segreti israeliani organizzarono nel 1960 il suo rapimento e il trasferimento, considerando che l'Argentina non prevedeva l'estradizione. Fu il primo ad essere processato nel neonato Israele e si difese come tutti gli altri, dicendo che aveva solo eseguito gli ordini. A lui è ispirato il titolo del saggio della Adendt: La banalità del male

L'altro nazista era Josef Mengele, noto anche come Dottor Morte. Parlare dei suoi esperimenti di eugenetica, fino alla sua atroce ossessione per i gemelli, è superfluo. Probabilmente giustificarsi ,come fece Eichmann, non sarebbe stato possibile per lui: ha immerso persone nell'acqua sottozero e cronometrare in quanto tempo morissero; la lanciato esseri umani da diverse altezze per vedere a quale si potesse sopravvivere; ha iniettato veleni per scoprire antidoti; ha fatto abortire donne per studiarne i feti; ha cucito per la schiena gemelli per vederne le reazioni; operava senza anestesia; estraeva organi a persone ancora vive e uccideva, come se niente fosse. Credo si possa affermare che fosse un sadico psicopatico. Purtroppo Bauer non riuscì ad arrestarlo. Quello che successe a Eichmann, lo mise in allerta e riuscì a coprire le sue tracce. Morì ne 1979 e il suo corpo fu individuato solo nel 1985. Oggi le sue ossa sono a San Paolo del Brasile, messe a disposizione degli studenti di medicina, ironia della sorte! 

Celebrare il procuratore Fritz Bauer oggi mi è sembrato doveroso e credo lo si possa inserire tra i 36 Giusti, ovvero 36 uomini dalla cui condotta dipende il destino dell'umanità, secondo il Talmud. Anche a lui dobbiamo la consapevolezza di quello che è stato. 

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