Chi segue questo blog da tempo, sa che ho la tendenza a scrivere Storia dell'Arte con le maiuscole. Non è un fatto puramente grafico, ma è un modo per dare importanza alla disciplina, spesso incompresa.
Di nuovo mi sono trovata a difenderla, non per puro campanilismo, ma perché, nonostante le difficoltà, io credo fermamente che la Storia dell'Arte sia importante nella vita di ognuno di noi.
Sento dire spesso che la Storia dell'Arte è inutile, molti sono sorpresi che la insegnino ancora nelle scuole (ancora per poco) e che sia addirittura un corso di studi in una facoltà universitaria. Ci si può laureare in Storia dell'Arte, inaudito! Ovviamente non mancano i detrattori della facoltà in sé, bollandola come facile, che la scegli perché non vuoi fare niente. Ecco, su questo ci sarebbe da discutere, perché certo, potrebbe essere meglio strutturata, più completa e approfondita, ma, anche in ambito accademico, è ritenuta l'ultima ruota del carro, peggio della Filosofia, che no, non è inutile nemmeno questa (il fatto che non si veda un riscontro tecnico-pratico non vuol dire assolutamente niente).
Intanto la Storia dell'Arte non è inutile di per sé, ma è resa inutile in Italia, da un sistema che tende a tagliare sempre partendo dalla cultura. C'è una crisi? Mancano i fondi? A tutti i livelli, dalle amministrazioni comunali al governo della nazione, si taglia sulla cultura. Non vorrei essere molesta, ma non è un gran guadagno per la nazione: non ha molti fondi all'origine, quindi il taglio non porta grandi introiti da spendere in altri modi. In più, si toglie molto a livello morale e spirituale a chi usufruisce dell'Arte e della Cultura a tutti i livelli e a chi dovrebbe usufruirne: potenzialmente tutti.
E' resa inutile per un altro motivo, non viene adeguatamente sfruttata in ambito economico e non è riconosciuta come una potenziale fonte di guadagno. Su ciò che ha a che fare con Arte e turismo, l'Italia dovrebbe essere la nazione che investe di più, perché abbiamo tanti di quei beni, tante di quelle tradizioni che potremmo vivere davvero di turismo tutto l'anno (non lo dico io che è un modo per aumentare il Pil, ma Il Sole 24 Ore).
Queste nostre potenzialità sono riconosciute da chi in Italia non ci vive. Vi basti sapere che l'Italia è la nazione che il maggior numero di siti UNESCO (sono 49 ad oggi).
Purtroppo abbiamo scelto di non utilizzare le nostre vere risorse per il bene di tutti, per creare lavoro. Anche l'insegnamento della materia è stato mortificato con tagli alle ore nelle scuole in cui viene ancora proposta, perché no, non si studia in tutte le scuole. Quando succede, è una delle materie più bistrattate, spesso alle ultime ore, spesso snobbata perché "poco importante".
Ho parlato in altri momento della mala gestione dei musei, dei siti archeologici e storico-artistici. Basta ricordare Pompei e i suoi crolli o, negli ultimi giorni, il crollo di una parte del tetto della Reggia di Caserta. Non è sempre colpa di chi gestisce questi siti, ma della difficoltà che hanno nell'operare una manutenzione ordinaria, figurarsi quella straordinaria.
Eppure c'è chi se la cava meglio di noi, che ha capito l'importanza della Storia dell'Arte. Per fare un esempio, la Francia ha istituito l'Istituto Nazionale dei Mestieri d'Arte, che si occupa delle arti applicate, il Louvre ha aperto una succursale ad Abu Dhabi, ma, soprattutto, ha introdotto la Storia dell'Arte dal 2007! Prima non la insegnavano nelle scuole e Nicolas Sarkozy ha inviato una littre de mission al ministero dell'Educazione Xavier Darcos, in cui chiedeva che lo studio della Storia dell'Arte diventasse obbligatorio, perché è un fattore di crescita individuale e collettiva e elemento d'identità nazionale (qui l'articolo completo).
Si comprende come di inutile non c'è un bel niente, stiamo solo sbagliando strada. Per dimostrarcelo in UK, presso il British Museum di Londra, si è tenuta nel 2013 una mostra su Pompei. Qualche pezzo importante, molta organizzazione ha fatto incassare in sei mesi (in cui dall'inizio c'è stato il tutto esaurito) 11 milioni di sterline. Pompei incassa circa 17 milioni di euro in un anno, comprendendo gadget e tutto quello che ruota intorno a un sito archeologico, mentre l'incasso del British è al netto di servizi e oggettistica. Il biglietto del British per la mostra era di 15 pounds, mentre il biglietto per Pompei costa 7 euro.
Allora c'è da chiedersi: perché loro ci riescono e noi no? Com'è possibile?
Stiamo sbagliando qualcosa e il primo cambiamento da fare è nella concezione della Storia dell'Arte.
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