Orfeo (particolare del gruppo scultoreo Orfeo ed Euridice) Antonio Canova, 1775-76, pietra di Vicenza, 203 cm Museo Correr, Venezia fotografato da Mimmo Jodice Dipinge perfettamente il mio stato d'animo |
In questi giorni ci sono state tre notizie sconvolgenti nel mondo dell'arte.
La prima ha riguardato il furto di un pezzo dell'affresco che raffigurava Apollo e Artemide nella Casa di Nettuno a Pompei. Le brutte notizie su questo gioiello dell'arte e dell'archeologia sono all'ordine del giorno. Ogni volta facciamo tutti finta di stupirci, ma non è una novità. Quando i crolli, che come recita Il Sole 24 Ore, sono stati 29 in cinque anni, vengono alla ribalta della cronaca, ecco che si parla di unire una task force per poter correre ai ripari, riparare il riparabile e risolvere il risolvibile: ovvero stanziare fondi che non si sa se arriveranno mai, transennare e aumentare la sorveglianza dopo i fatti (la saggezza barese racconta che Santa Chiara prima fu derubata e poi si mise la porta di ferro) e discutere, discutere, discutere.
La segnalazione della scomparsa del dipinto risale alle ore 17 dell'11 marzo scorso: un custode, durante un giro di ronda, si è accorto di quanto accaduto e ha informato direttrice del sito archeologico Grete Stefani che l'indomani ha effettuato un sopralluogo con i carabinieri. Immediatamente disposto il transennamento dell'area. Ieri il neo-soprintendente Massimo Osanna ha tenuto una riunione sul tema con tutto il personale.
Si tratta di un furto su commissione, fatto da qualcuno che sapeva bene come staccare un affresco. Una domanda mi tormenta sempre quando succedono cose di questo genere: chi lo ha fatto non dovrebbe essere una persona che ha studiato l'arte perché la ama? Come fa ad essere così cinico? Poi mi rispondo che i soldi detengono il primato per il numero di fan.
La seconda notizia riguarda il vandalismo perpetuato ai danni della Basilica del Sacro Cuore di Montmartre a Parigi.
"Né dio né stato", "Fuoco alle cappelle", "Abbasso ogni autorità", "Fuck tourism", "1871, viva la Comune" e "Burn me" le scritte in rosso e nero sulle pareti e sul pavimento del monumento. Balza agli occhi una scritta che è
un riferimento all'anniversario della Comune di Parigi, il 18 marzo 1871, che separò lo Stato dalla Chiesa e stabilì l'istruzione laica e gratuita, poi interrotta dalla grave repressione del governo e dell'Assemblea Nazionale
l'istruzione che sembra aver fallito. E' stato denunciato un odio anticristiano, che probabilmente c'è in queste frasi, come c'è contro il turismo stesso, una scelta che stupisce molto.
Ultima notizia della settimana, si spera, è scritta da Tommaso Montanari su Il Fatto Quotidiano:
Nella mozione con cui Matteo Renzi si è candidato alla guida del Pd si legge che “vanno cambiati i centri per l’impiego, in un Paese dove si continua a trovare lavoro più perché si conosce qualcuno che perché si conosce qualcosa: la raccomandazione più che il merito”. Una frase che non fa una piega. Proviamo ad applicarla al mondo – mai molto chiaro – dei rapporti tra pubbliche amministrazioni ed eventi culturali. Se una ragazza di 26 anni, laureata in Filosofia e senza alcuna esperienza curatoriale, riceve l’incarico di curare la principale mostra di un grande Comune italiano è perché conosce qualcuno o perché conosce qualcosa? È questa la domanda che due consiglieri di opposizione, Ornella De Zordo (Per un’altra Città) e Tommaso Grassi (Sel), hanno formalmente rivolto alla città di Firenze, ora retta dal vicesindaco Dario Nardella.
Francesca Campana Comparini è la ragazza in questione ed è in procinto di sposare Marco Carrai, uno dei membri della cerchia di Renzi. Ci sono molte domande che circolano riguardo la mostra che mette a confronto Pollock e Michelangelo Buonarroti, in occasione dei 450 anni dalla morte di quest'ultimo, un evento di punta della Toscana, più che della sola Firenze. A parte le presunte parentele, la domanda che si pone nell'articolo, domanda condivisibile, è se Francesca Campana Comparini abbia i titoli per curare una mostra di questa portata, anche perché, scrive ancora Monatari, si tratta di
un confronto tra Michelangelo e Jackson Pollock. Sì, avete capito bene: appoggiandosi sul fatto che Pollock da giovane ha copiato qualche opera di Michelangelo (come è capitato a ogni artista da cinque secoli in qua), si è deciso di stupire i borghesi appaiando ai marmi del Buonarroti le gocciolature del pittore americano. Purissimo marketing, dal valore culturale prossimo allo zero. Un dettaglio.
Sarei curiosa di sapere quanti artisti o aspiranti tali o anche chi, come me, ama disegnare abbiano riprodotto qualche opera del Buonarroti. Io l'ho fatto e di certo non pretendo di essere figlia dell'arte michelangiolesca in senso stretto.
Quello che salta agli occhi in questa serie di eventi 'sfortunati' è che migliorare la consapevolezza dell'arte e del suo mondo, perché ci sta sfuggendo di mano qualcosa.
2 commenti:
Ciò che caratterizza il genio è la presenza di processi ricorsivi nelle opere, anche in modo inconsapevole. Come il moltiplicarsi all'infinito dell'immagine di un oggetto posto tra due specchi piani paralleli. Pollock aveva elementi ricorsivi nelle sue opere, che hanno permesso di riconoscere i falsi che ne sono assenti. Ciò dovuto alla presenza in piccola scala di frattali nei suoi disegni che sono ricorsivi per definizione e per natura. In Michelangelo è presente direttamente il gioco di specchi.. Nella Cappella Sistina, nella Creazione dell'uomo, le mani del Padre toccano il futuro Figlio dell'uomo, e sono protese verso Adamo, in modo similare. Simili nella Caduta dell'uomo sono l'angelo e il serpente tentatore. L'angelo e il serpente sono speculari. Sembrano dei gemelli. Simili sono Aman crocifisso nella Volta della Cappella Sistina e il Gesù del Giudizio Universale sulla parete d'altare. Gesù morì sulla croce interpretando anche la parte di Aman in un carnevale ebraico? Cfr. Ebook (amazon) di Ravecca Massimo: Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo.
Mi sembra molto poco per mettere in relazione i due artisti con una mostra. Per quanto riguarda immagini speculari nell'arte, specie nell'arte medievale e rinascimentale, se ne trovano a bizzeffe. Basta osservare la Madonna del parto di Piero della Francesca: i due angeli sono ottenuti con lo stesso cartone e i colori sono utilizzati invertendoli. Tra l'altro la composizione richiede un certo equilibrio di masse e questo porta anche a costruire in maniera speculare il dipinto.
Per me resta labile come motivazione, mi dispiace.
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