La Bellezza è stata indagata spesso. A volte questa indagine è stata realizzata con un'attenzione morbosa, in altri casi la Bellezza è assurta a valore universale.
Di certo la domanda "cosa è la Bellezza?" è stata tra le domande più gettonate in ambito filosofico, in particolare estetico, ma anche poetico, letterario, artistico in genere.
Una risposta originale ultimamente è stata consegnata al web da Rino Stefano Tagliafierro. Il regista, che si occupa di animazione sperimentale, ha dato una sua interpretazione alla Bellezza, realizzando un video carico di suggestione e di gusto surreale, animando alcuni dipinti famosi.
La sua scelta è caduta su autori e opere di un certo realismo, nella maggior parte dei casi riconducibili alle correnti ottocentesche, quali romanticismo, neoclassicismo, preraffaelitismo, paesaggismo, ma anche manierismo e caravaggismo.
In una parabola che va dall'alba al tramonto, dalla nascita alla morte, i dipinti si muovono. Si tratta di piccoli gesti dei suoi soggetti, che non deformano o tagliano le figure in modo scomposto, ma c'è una certa armonia, coadiuvata dalle musiche di Enrico Ascoli.
Nel Manifesto scritto da Giuliano Corti si recita:
Sulla bellezza da sempre aleggiano le nubi del destino e del tempo divoratore. La bellezza è cantata, raffigurata e descritta fin dall’antichità come l’attimo fuggente della felicità e della pienezza della vita inesauribile, fin dall’inizio destinata ad un epilogo tragico e salvifico.In questa interpretazione di Rino Stefano Tagliafierro la bellezza è riportata alla forza espressiva di un gesto che egli scaturisce dall’immobilità del quadro, animando un sentimento sottraendolo alla fissità museale. Come se in quelle immagini che la storia dell’arte ci ha consegnato fosse congelato un movimento che l’oggi può rivitalizzare grazie al fuoco dell’inventiva digitale.Una serie ben congegnata di immagini della più bella tradizione pittorica (dal rinascimento al simbolismo di fine ottocento, passando per il manierismo, il paesaggismo, il romanticismo e il neoclassicismo) sono accostate secondo un’intenzione che rintraccia il sentimento sotto il velo delle apparenze. Un’ispirazione che ci restituisce il senso di una caducità e della brevità esistenziale che l’autore interpreta con la dignità tragica di uno sguardo disincantato, capace di cogliere il senso profondo di un’immagine. La bellezza in questa interpretazione è la compagna silenziosa della vita che inesorabilmente procede dal sorriso del bambino, attraverso l’estasi erotica, verso la smorfia di dolore che chiude un ciclo destinato a ripetersi all’infinito.Significativi, da questo punto di vista, sono l’incipit di un’alba romantica nel cui cielo volano grossi uccelli neri e il finale del tramonto romantico con rovine gotiche che compie l’opera del tempo che fugge.
Decollazione di San Giovanni Battista Caravaggio, 1608, olio su tela, Cattedrale di San Giovanni, Malta |
Ho sottolineato un periodo per me discutibile. C'è una denigrazione della fissità del quadro, quasi che non abbia forza espressiva così com'è.
Il gesto ridà espressività al dipinto. Vi sfido ad andare a Malta e a guardare la fissità della "Decollazione di San Giovanni Battista" di Caravaggio e a dire che non è espressiva! E che dire di "Ophelia" di John Everett Millais? O dei dipinti di William Adolphe Bouguereau? Di Géricault? Di Rembrandt e Tiziano?
E' chiaro che il gesto con il dipinto conta, in quanto è il gesto del pittore a creare un quadro, ma l'opera è studiata proprio per essere espressiva, comunicare un messaggio, mediare un concetto proprio nella sua essenza di opera statica, altrimenti, ipotizzando che fosse possibile, i pittori avrebbero realizzato un film e non un dipinto.
Non è nemmeno possibile creare una gerarchia per cui un video, che mette insieme sonoro e immagini in movimento, sia più espressivo di una scultura o un dipinto.
Ophelia John Everett Millais, 1851-52, olio su tela, 73 x 112 cm, Tate Britain, Londra |
Altro concetto secondo me non condivisibile riguarda la fissità museale. Io considero il concetto di fissità museale diverso dalla immobilità del quadro, perché, altrimenti ci sarebbe una ripetizione nel periodo non necessaria. Io non so che musei abbia visitato Corti e, se si fa portavoce del pensiero del regista, Tagliafierro. Per quanto a volte mi sia ritrovata in perfetta solitudine all'interno di qualche sala e anche di qualche museo, io questa fissità e staticità non l'ho mai incontrata. Per me un museo è carico di dinamismo dei visitatori, delle loro sensazioni, emozioni, opinioni e commenti, della capacità di chi lo gestisce di non farne un mero luogo in cui sono appesi quadri. Non parliamo delle opere che fanno il giro del mondo nelle mostre, che fisicamente si spostano, ma anche le collezioni permanenti non mi sembrano statiche.
Vi lascio la pagina del progetto, Beauty, a short video by Rino Stefano Tagliafierro.
Nonostante la mia opinione sulle ragioni della realizzazione del video, trovo che sia un prodotto interessante, suggestivo, emozionante e godibile.
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