mercoledì 31 dicembre 2014

La coscienza dei propri limiti. Frida Kahlo, Artemisia Gentileschi, Virginia Woolf.

La colonna spezzata
Frida Kajlo, 1944
Qualche anno fa, su uno dei vecchi social network, una ragazzina chiese come fare per diventare un'attrice di telenovelas messicane. Tra le risposte qualcuno la prese in giro, altri le fecero notare un dettaglio discriminante: era italianissima e non messicana, per cui, come minimo, avrebbe dovuto vivere da quelle parti e conoscere, oltre alla recitazione, lo spagnolo. Quello che mancava a questa ragazzina, di cui io sono convinta dell'ingenuità, era la coscienza dei propri limiti.
Fermo restando che sognare è legittimo e vagare con la fantasia sacrosanto, quando si è bambini si può esagerare a dismisura e qualcuno riesce a diventare davvero astronauta o prestigiatore, mentre gli altri, divenuti adulti, devono necessariamente fare i conti con i propri limiti. Oggi è molto comune cercare il successo facile, senza studio, senza sforzi, senza sapere esattamente l'iter corretto per arrivare dove si vuole. Ed ecco che tanti crollano a terra come Icaro, incapaci di fermarsi e rendersi conto che quello che vorrebbero non c'è. 
Ci sono due malattie che precludono la realizzazione dei propri progetti: la propria indole e le circostanze esterne, indipendenti dai nostri desideri.
La propria indole è fondamentale. Credo di conoscere tante persone che vorrebbero essere e fare, ma sono ancorate al proprio luogo di origine, hanno paura dei cambiamenti, non hanno il coraggio di partire. Sono sentimenti umani, ma trovo alquanto insensato lamentarsi della propria realtà, desiderare altro, ma non fare nulla per cambiare le cose
Pensiamo a Frida Kahlo, che ultimamente va di moda. Era affetta da spina bifida e subì un gravissimo incidente in cui 
"la colonna vertebrale si spezzò in tre punti nella regione lombare; si frantumò il collo del femore, le costole, la gamba sinistra ebbe 11 fratture, il piede destro slogato e schiacciato, lussazione alla spalla sinistra e l'osso pelvico spezzato in tre. Inoltre un corrimano dell'autobus le entrò nel fianco e le uscì dalla vagina. Nel corso della sua vita dovrà subire ben 32 operazioni chirurgiche. Dimessa dall'ospedale, fu costretta ad anni di riposo nel letto di casa, col busto ingessato."
Alla maggior parte di noi basterebbe molto meno per demoralizzarsi e non fare più niente della propria vita. A fare la differenza per Frida fu il suo carattere, quello spirito passionale e indipendente che l'ha sempre contraddistinta. Non sarebbe diventata una pittrice di fama internazionale, una personalità fondamentale per la cultura sudamericana, se si fosse depressa e si fosse lasciata andare nell'autocommiserazione. 
Autoritratto come allegoria della Pittura
A. Gentileschi, 1638
Il carattere è importante, ma a volte l'aiuto esterno fa tanto. Pensiamo a due casi particolari come la pittrice caravaggesca Artemisia Gentileschi e la scrittrice Virginia Woolf. In comune hanno il fatto di essere donne in un mondo al maschile, con la capacità di intraprendere mestieri prettamente destinati al sesso forte, grazie alla lungimiranza di uomini capaci di vedere il valore che covavano nel loro animo. 
Artemisia era figlia di un pittore, Orazio, unica femmina e unica tra i figli di Gentileschi a dimostrare talento verso il disegno e la pittura. Se il padre si fosse fatto trascinare dalla mentalità imperante all'epoca, non avremmo avuto la possibilità di ammirare alcuni dei dipinti più belli di tutti i tempi. A parte questo, considerando il processo di stupro che la vide protagonista, non avrebbe potuto continuare a esercitare la sua professione, se non avesse accettato un matrimonio di comodo con un uomo, compromesso ai nostri occhi orrendo, ma all'epoca necessario. 
Virginia Woolf non ebbe un'istruzione adeguata, non essendole concesso di frequentare alcun istituto scolastico. Narra nella sua autobiografia di aver subito abusi sessuali dai suoi fratellastri e aveva un disturbo bipolare con frequenti crisi depressive. Nemmeno questo riuscì a frenarla, scrisse della condizione femminile e il saggio Una stanza tutta per sé resta uno scorcio ben delineato per comprendere le difficoltà dell'affermazione femminile. Anche in questo caso il provvidenziale apporto maschile, quello del marito Leonard, primo sostenitore del talento della moglie, è stato molto importante. 
Virginia Woolf
Ciò che contraddistingue queste donne, nonostante gli impedimenti fisici e culturali, è stata la loro passione per l'arte e la letteratura, la capacità di prefissarsi un obiettivo, lavorare sodo, testare i propri limiti nel bene e nel male. 

Alla fine dell'anno è cosa utile prefissarsi degli obiettivi, operare dei cambiamenti, porre le basi per dei progetti. Prima di tornare a lagnarci del fatto che vorremmo diventare sceneggiatori di Hollywood, ma viviamo nella provincia di Caltanissetta e non siamo intenzionati a trasferirci, scrivere e imparare, pensiamo che forse ci stiamo ponendo degli obiettivi troppo ambiziosi. In ogni caso, invece di blaterare cose senza senso, sarebbe il caso di agire. 
Buon anno!

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