mercoledì 5 giugno 2013

Un murales di Banksy venduto all'asta

Slave Labour
"Slave Labour" è un murales comparso nelle strade di Londra nel 2012, sulla parete di un negozio a Wood Green. Lavorato con bombolette spray e stencil, senza firma, non è mai stato autenticato da quello che è stato ritenuto l'autore, l'artista di street art originario di Bristol, Banksy
Si tratta di una critica verso lo sfruttamento del lavoro minorile, uno dei tanti messaggi universali solitamente trattati dall'artista: un ragazzino è intento a cucire la bandiera della Gran Bretagna. 
Il murales era stato ritenuto una nota di biasimo al regno della Regina Elisabetta II, visto che in quel periodo ricorreva il suo giubileo. 
Qualche tempo dopo è stato rimosso dalla parete da una casa d'aste americana, che però non è riuscita a portare a termine la vendita dell'opera. 
Probabilmente il fallimento è da attribuire alle proteste degli abitanti di Wood Green e ai proprietari del negozio, che si sono sentiti derubati di qualcosa che ormai sentivano proprio. Il murales era anche protetto da una lastra di plexiglas, a dimostrazione dell'attenzione di cui era destinatario. 

Fatto sta che l'opera è tornata sul mercato e questa volta la vendita è riuscita: un milione di euro e il compratore pare essere un americano.
Non sono mancate le proteste, ancora una volta, degli abitanti londinesi, che si sono sentiti nuovamente derubati e non si sa se qualcosa sia andata anche in tasca all'artista, visto che Banksy ha realizzato un sistema di autenticazione denominato Pest Control per mettere fine a una serie di falsi che minava la sua attività, ma "Slave Labour" non è mai entrato nel programma e ora il servizio si rifiuta di autenticare qualcosa che è stato rimosso dal proprio contesto. 
Quello che è lecito chiedersi è come si faccia a stabilire la proprietà di un murales. A parte la proprietà intellettuale, questo tipo di opere è lasciata a disposizione della collettività, ragione per cui la reazione di chi vive a Wood Green e dei proprietari del negozio sulla cui parete era stato realizzato "Slave Labour" è più che lecita. 
Purtroppo ci sono forti dubbi che Banksy si pronunci in merito a questa strana azione di vendita, visto che ha sempre mantenuto una certa riservatezza, tanto da non aver mai rivelato la propria identità. 
Che il pezzo sia originale o quello di un imitatore, resta che l'azione perpetrata prima dalla casa d'aste americana e poi da quella britannica non può essere ritenuta lecita. 
La street art è tale perché è contestualizzata in un certo luogo, scelto dall'artista. E' lasciata alla mercé di tutti, è vero, ma dubito fortemente che sia nel volere di questi autori permettere che chiunque possa decidere di staccare il proprio lavoro e portarselo a casa o, peggio, venderlo e guadagnarci dei soldi. 
L'unico che potrebbe sciogliere i dubbi sull'origine di tale azione è lo stesso Banksy, se mai deciderà di far conoscere la propria opinione sulla vendita o se, magari, non riveli che dietro questa operazione c'è il suo zampino.

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