martedì 11 dicembre 2012

Henri Cartier-Bresson alla Reggia di Caserta

Gestapo informer, Dessau, 1945
Una cornice opulenta per un fotografo, Henri Cartier-Bresson, tra il Surrealismo e il reportage, che con 44 fotografie ha occupato due sale degli Appartamenti Storici dei Borboni. 
Conosciuto per essere il fotografo che puntava tutto sull'istante decisivo, su quel carpe diem che lo ha reso celebre, quando osservi davvero le sue foto, pensi che mai idiozia più grossa fu detta.
La composizione è talmente calibrata da sembrare costruita a tavolino. I richiami artistici sono così naturali, da sembrare l'origine di opere d'arte antiche. Il tutto è amalgamato da quella vena surrealista che non perde mai, trovandoci in situazioni fuori dal tempo, dalle epoche, lasciandoci una sensazione tutto sommato dolce, su cui aleggia una delicata malinconia, qualunque sia il soggetto immortalato. 
Nella mostra sono presenti molte foto conosciute, rendendola degna di una visita, dato che non stanno rifilando il solito gruppo di opere minori.
Seville, 1933
Un interessante dettaglio dell'allestimento sono i commenti di scrittori, critici, artisti, anche dello stesso Bresson per ogni fotografia. Sciascia commenta Seville, 1933, dove tra le rovine di un edificio alcuni bambini giocano alla guerra sorridenti, prima che la guerra si precipiti con le sue bombe su di loro. 
Le preghiere silenziosa delle donne di Srinagar, Kashmir, 1948, richiama le donne dal capo velato che Giotto affrescò nella Cappella degli Scrovegni a Padova. Il tempo si è fermato due volte e forse è tornato indietro di secoli, per mostrarci come in realtà non esiste. 

Sringar, Kashmir, 1948
Non meno interessante un'altra fotografia dalle mille sfaccettature. L'impatto stranamente violento delle espressioni dei volti in Gestapo informer, Dessau, 1945, ci lascia un brivido di disapprovazione, ci ricorda l'orrore dei campi di concentramento, di cui uno porta il nome della città tedesca. Il tavolo intorno al quale si svolge l'azione è terribilmente simile a quelli visti in tanti film e in tante fotografie, dove le identità dei prigionieri veniva annullata. Eppure qui un'identità viene svelata e no, non si tratta dell'identità di una vittima, quanto di quella di un carnefice, una di quelle donne che denunciava, perché la donna con lo sguardo basso è l'agente della Gestapo. Le vittime sono intorno con i loro incredibili sguardi, alcuni curiosi, altri carichi di vendetta e l'espressione della donna in nero è trasfigurata

La mostra resterà aperta fino al 14 gennaio 2013, presso la Reggia di Caserta. 
Il catalogo è a cura di Contrasto, Immagini e parole, edito nel 2003, 144 pagine, € 28,00. All'interno sono  contenute le didascalie d'autore presenti in mostra. 

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