domenica 26 maggio 2019

La mafia è una montagna di merda: la strage di Via dei Georgofili

Quello che resta de "Concerto musicale" di Bartolomeo Manfredi
Oggi ricorre l'anniversario di un evento tragico, una strage di mafia avvenuta nella notte tra il 26 e il 27 maggio del 1993. Era l'anno delle stragi mafiose, quelle che avevano ucciso Falcone e Borsellino, quelle che vedevano Cosa Nostra agire nel peggiore dei modi per far guerra allo Stato.

Oltre alle vite delle persone, che si tratti di civili o di esponenti delle forze dell'ordine e della magistratura, politici (di quelli veri!) che mettevano la faccia nella lotta, le mafie hanno distrutto anche molte opere d'arte e proprio la strage di Via dei Georgofili è un esempio chiaro.
277 chilogrammi di esplosivo furono stipati in un Fiorino e l'auto parcheggiata in quella via, adiacente alla Galleria degli Uffizi di Firenze.
All'una di notte un boato sveglia la città. E' crollata la Torre dei Pulci, dove è ospitata l'Accademia dei Georgofili, fondata nel 1753 e operante nel settore degli studi di agronomia, selvicoltura, economia e geografia agraria.

Crollano tre piani di storia, lo scoppio risucchia la famiglia di Fabrizio Nencioni, ispettore dei vigili urbani, e di Angela Fiume, custode dell' Accademia. Abitano al terzo piano della Torre e scompaiono in un lampo di fuoco insieme alle due bambine, Nadia e Caterina. Ore 1.06 - Via dei Georgofili e via Lambertesca, strade strette che amplificano l' effetto dell' esplosione, sono un inferno senza luce. Il palazzo davanti all' Accademia prende fuoco. Al terzo piano c' è una giovane coppia. La ragazza riesce a scappare. Si chiama Francesca Chelli, 22 anni, spezzina, studentessa di architettura. E' coperta di ustioni. Dario Capolicchio, il suo fidanzato, invece sparisce nel rogo. Alcuni testimoni vedono una figura barcollare verso la finestra. E' avvolta dalle fiamme, tenta di sporgersi, alza le braccia, ma casca all' indietro. Più tardi troveranno solo un cadavere carbonizzato. (La Repubblica, 28 maggio 1993)
Una prima immagine dei danni subiti dai dipinti
La deflagrazione con la sua onda d'urto ha coinvolto anche i palazzi vicini, che vengono evacuati. Una quarantina i feriti e poi la grande ferita dell'arte
 La gravità dei danni agli Uffizi è sotto gli occhi di tutti. Porte scardinate, finestre divelte. La direttrice del museo, Anna Maria Petrioli Tofani, e il soprintendente Antonio Paolucci arrivano per un sopralluogo. Un giro da brividi: il Corridoio Vasariano è stato violentato dalla spinta della bomba. Mitragliate di vetri hanno squarciato alcuni quadri, sfregiato le statue, distrutto volte e lucernari
Danneggiati irreparabilmente sono il Concerto musicale e i Giocatori di carte di Bartolomeo Manfredi, l'Adorazione dei pastori di Gerrit van Honthorst, Aquila di Bartolomeo Bimbi e altri dipinti, Avvoltoi, gufi e beccaccia di Andrea Scacciati, Scena di caccia di Francis Grant e Grande cervo in una palude di Edwin Landseer.


Prima e dopo dell' "Adorazione dei pastori"
di Gerrit van Honthorst, detto Gherardo delle Notti
I soccorsi furono tempestivi, anche quelli riservati alle opere danneggiate. La valutazione fu fatta in fretta e in tempi record sono stati avviati i restauri, che hanno recuperato quanto possibile, ma il danno resta. La paura resta. La consapevolezza che niente e nessuno fosse al sicuro dovunque in Italia in quegli anni era la norma. Non ho memoria di questa strage, come invece ho in mente le immagini del telegiornale della strage di Capaci.
Quando si dice che la mafia è una montagna di merda, mutuando le parole di Peppino Impastato, si segue una logica ben chiara: la mafia non guarda in faccia a nessuno, non si preoccupa né di una bambina di 50 giorni, la piccola Caterina, morta nel crollo della Torre dei Pulci, né di opere d'arte custodite in uno dei più importanti musei al mondo. Non esiste una mafia etica, non esiste una morale nella mafia, esiste solo il profitto degli affiliati, niente di più.

Nessun commento:

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...