domenica 19 maggio 2013

L’evoluzione del mito orientale di Son Goku nell’universo manga

Son Goku - Saiyuki, Kazuya Minekura
Il primo manga che ho letto in vita mia è stato Dragon Ball di Akira Toriyama. Probabilmente si tratta di un manga scontato, visto che all’epoca, parlo del lontano 2000, era diventato famosissimo per i passaggi in tv della versione animata. I miei albi erano già una ristampa, quindi non era esattamente una novità editoriale.
Il protagonista di Dragon Ball è Son Goku. Si tratta di un personaggio che fa parte della mitologia orientale, non è un’invenzione del Sensei. Le sue origini si perdono nel tempo e probabilmente sono più antiche di quanto sappiamo.

E’ uno dei protagonisti di un romanzo popolare, uno dei grandi romanzi cinesi redatti in lingua parlata, ovvero non era incluso in quella che era la letteratura ufficiale. Si tratta di un romanzo che è insieme romanzo di formazione, cavalleresco, religioso, satirico, un grande racconto di viaggi.  Il titolo ufficiale lo rivela: Xiyou Ji, ovvero Viaggio in Occidente. La sua stesura risale probabilmente al 1570 da parte di Wu Cheng’en.

Raccontare nel dettaglio la marea di personaggi che prendono parte al ciclo di storie sarebbe lungo, lunghissimo! In più di mille pagine si parla di dei, dell’Imperatore di Giada, di Buddha, ma anche di animali parlanti, monaci e draghi. Non mancano le battaglie, i trabocchetti e le massime zen.

Il filo conduttore del romanzo passa attraverso il tema del viaggio: il monaco buddista Tripitaka, l’unico uomo di tutta la storia, deve compiere un viaggio in Occidente, precisamente in India, per conto dell’Imperatore della Cina, con lo scopo di recuperare degli scritti, dei Sutra, del Buddha. Tripitaka si procura tre compagni di viaggio e un cavallo in modo rocambolesco e parte per l’avventura, costellata da incontri con demoni e mostri, affrontando prove e battaglie.

La prima parte del romanzo è dedicata a Son Goku, in cinese Sun Wukong, per gli amici Scimmiotto. E’ lui il vero protagonista del romanzo, quello che si prende gioco di tutti, compresi gli dei. La descrizione dell’aspetto del personaggio non è edificante: è una scimmia brutta, con le gambe storte, piccoletta e tutta muscoli. Conserva le caratteristiche delle scimmie: è curioso, dispettoso e si diverte a imitare gli altri. Scimmiotto è anche un grande esperto di arti marziali. E’ allegro, ma si incollerisce facilmente.
Goku -
Dragon Ball di Akira Toriyama

Son Goku non è una scimmia normale, è chiaro. Viene generato dall’unione del Cielo e della Terra, in cima a una montagna che, 
“a lungo accarezzata, finì per essere penetrata da un pensiero, si ritrovò divinamente incinta e un bel giorno si spaccò, partorendo un uovo di pietra grande come un pallone. Esposto all’aria aperta, esso si trasformò in una scimmia provvista dei cinque sensi e munita delle quattro membra”.
E’ difficile classificare la natura di Son Goku, tanto che l’Imperatore di Giada, una sorta di Zeus dell’Olimpo orientale, prima si incuriosisce, poi lo giudica una scimmietta qualunque.
Scimmiotto si autoproclama re di un gruppo di scimmie, ma subito si mostra insoddisfatto, perché desidera l’immortalità. Va alla ricerca di un maestro per imparare il Tao, che gli affibbia un nome: Sun, ovvero Scimmiotto, e Wukong “consapevole del vuoto”.
Già nel romanzo ha la sua bella nuvola su cui spostarsi e il suo bastone che si allunga e si accorcia a piacere, proprio come il Son Goku di Toriyama.

Purtroppo Schimmiotto non è mai contento, viaggia dappertutto e finisce per autoproclamarsi Grande Santo Uguale al Cielo e l’Imperatore di Giada è costretto a intervenire. Lo accoglie nel Mondo Celeste, ma Son Goku non ha rispetto per le gerarchie, quindi l’Imperatore gli affida un compito, nominandolo custode  del Frutteto delle Pesche dell’Immortalità. Cadendo nell’ozio, mangia quasi tutte le pesche, crea scompiglio perché non invitato a una festa ufficiale, si imbuca, si abboffa e si mette a bere “come lo scarico di un lavandino”. Se la dà a gambe per paura delle conseguenze. Combina altri guai ed è Buddha a intervenire, imprigionandolo sulla Montagna dei Cinque Elementi.
Sarà poi Tripitaka a liberarlo e a costringerlo ad obbedirgli, grazie a un berretto d’oro che si stringe sul suo capo con una formula magica.
Jan Kug
Starzinger di Lieiji Matsumoto

Raccontando la storia dell’origine del mito, probabilmente molti si saranno accorti delle somiglianze che alcuni personaggi dei manga e degli anime hanno con questa scimmietta irrequieta.
Soltanto in due casi si conserva il nome del protagonista e si rende facile il riconoscimento. Oltre al conosciuto Goku di Dragon Ball, un altro Son Goku è comparso negli ultimi anni, come uno dei protagonisti di un manga che riprende quasi in toto la storia del viaggio in Occidente, Saiyuki di Kazuya Minekura, che è la traduzione in giapponese del titolo del romanzo cinese. In questo caso vengono rispettati in modo più sistematico alcuni aspetti del romanzo e del personaggio, a parte la capacità di “cavalcare le nuvole”: ha il suo bastone, un diadema dorato, uno spirito irrequieto e la sua forza e abilità nelle arti marziali.

Recentemente il personaggio di Son Goku è stato citato anche in un altro manga che con Dragon Ball ha molti legami, Naruto di Masashi Kishimoto. E’ solo una figura di passaggio, ma fa capire come il suo mito in Giappone sia costantemente rivisitato.

Molto più camuffato è in un manga poco conosciuto, rispetto alla sua versione animata, dal titolo Science Fiction Saiyuki Starzinger di Leiji Mastumoto, noto ai più solo come Starzinger. La storia del viaggio resta sempre la stessa, ma i personaggi si discostano un po’ dagli originali. Son Goku è diventato il ribelle Jan Kug: è stato in parte anagrammato il nome, ma, se anche fosse stato diverso, la sua arma spaziale non è altro che una versione tecnologicamente avanzata del bastone che si allunga e si accorcia e possiede il diadema dorato che permette alla Principessa Aurora di sottometterlo, quando mostra segni di ribellione.

Le storie di Scimmiotto sono state rese un fumetto e un anime ancora prima degli anni ’70, epoca in cui Matsumoto rivoluzionò il fumetto science fiction. Esistono versioni datate 1967 e 1952, entrambe firmate da Osamu Tezuka, l’autore di La Principezza Zaffiro, Astroboy e Black Jack. Il manga del 1952 divenne un film, ribattezzato in Italia Le tredici fatiche di Ercolino, secondo quello che era l’uso del tempo dei riadattamenti in salsa nostrana delle leggende orientali. Non stupitevi, se non immaginavate nemmeno che dietro Ercolino ci fosse Son Goku.

Son Goku, il tetracoda
Naruto di Masashi Kishimoto
La scimmia ribelle, il semidio, il Santo Uguale al Cielo ha ispirato molti, è diventato un mito conosciuto e si è reso protagonista o comparsa di molti manga. Anche Milo Manara si è lasciato contagiare dal personaggio con una storia del 1976, intitolata Lo Scimmiotto.
Son Goku resta uno dei personaggi che hanno più stimolato l’immaginazione dei mangaka giapponesi, è uno dei personaggi più amati nella tradizione orientale e il suo mito probabilmente ha origini molto più antiche, che si perdono tra gli dei indiani, di quell’Occidente verso cui il viaggio è rivolto.

Se qualcuno volesse leggere le avventure del Viaggio in Occidente, l’unica versione integrale la trovate su Liber Liber, in maniera completamente gratuita.

N.B.: questo post era stato pubblicato su Inchiostro, un sito dedicato alla letteratura. Ad oggi il post non è più reperibile su quella piattaforma.


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