La mostra sarà aperta fino al 2 febbraio 2020, una bella data palindroma. Si tratta di una raccolta di opere proveniente dall'Italia e dall'Estero che raccontano le influenze giapponesi nell'arte e nella cultura occidentali tra XIX e inizi del XX secolo, in particolare in Italia e in Francia.
In mostra ci sono oltre 170 opere: dipinti, stampe, oggetti d’arredo, sculture e oggetti di varia natura, dalle ceramiche alle armi, fino a una meravigliosa portantina.
Innanzitutto è stato importante ripassare la storia del Giappone moderno, che dal 1858 firma trattati con gli Stati occidentali, sancendo l'apertura dei porti, la fine dello shogunato e l'inizio del Periodo Meiji, quello della restaurazione dell'imperatore e dell'inizio dell'ammodernamento del Giappone. Di conseguenza gli scambi culturali tra il Paese del Sol Levante e l'Europa diventarono importanti e, grazie alle relazioni commerciali, a imprenditori che somigliavano più ad avventurieri e alla curiosità che si generò di rimando, si importò in Europa una gran quantità di materiale di produzione nipponica sui mercati italiani e francesi, tanto che la mostra mette in evidenza proprio il giapponismo che si riscontra in pittori come Gauguin, Van Gogh, De Nittis, Rodin, Toulouse-Lautrec a Monet a conseguenza di questo mercato.
In particolare la mostra prende in esame il giapponismo italiano, quindi il già citato Giuseppe De Nittis, Galileo Chini, artista profondamente affascinato dall’Oriente, Vincenzo Gemito, Federico Zandomeneghi e Giovanni Segantini, attivo interprete di immagini che facevano uso di questi stimoli.
Esempi di interesse per il Giappone e l'Oriente sono sicuramente due delle opere liriche più conosciute di Giacomo Puccini: la Turandot, ambientata in Cina, e Madame Butterfly, che racconta la tragica storia di Cho Cho-san. Di quest'ultima erano in mostra alcuni dei costumi di scena, kimono disegnati da Giuseppe Palanti, per la prima al Teatro della Scala nel 1904.
Tra le opere che ho preferito ci sono quelle di Hokusai per la sua capacità di inserire un gran numero di dettagli mantenendo il disegno estremamente pulito. Caratteristica del disegno giapponese è quella di non avere ombre, ma una prospettiva ben chiara, con scorci anche molto audaci.
Belli anche i kakemono (letteralmente: cosa appesa) realizzati da occidentali, tra l'altro firmati da personalità dell'epoca, tra politici, regine e attrici.
Se siete appassionati di Giappone, consiglio una visita alla mostra, perché capire come si sono
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