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Tipiche case turche, in legno. |
E veniamo così all'ultima giornata passata per le vie di
Istanbul. Si respirava già
aria di fine viaggio, fine scoperta di un luogo nuovo e diverso.
I quartieri che la guida ha scelto per noi sono quelli di
Fatih,
Fener e
Balat. Sono quartieri ricchi di storia anche questi, nella zona interna del Corno d'Oro, e sono conosciuti per essere dei
quartieri conservatori. Passeggiando per queste strade
non ho incontrato nessuna donna senza il velo islamico, che invece ho incrociato in tutti gli altri quartieri fino a quel momento visitati. Anche le architetture sono diverse. Qui si trovano ancora le
tipiche abitazioni turche, costruite in legno, con dei caratteristici vani aggettanti: invece di un classico balcone, è come se il balcone fosse stato ricoperto di pareti per la religiosa necessità delle donne di non mostrarsi senza velo in pubblico, ma allo stesso tempo dando loro la possibilità di osservare cosa accade in strada e di comunicare tra loro da una casa all'altra. Mi ha ricordato molto le finestre che ho potuto osservare a
Malta qualche anno fa.
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Moschea di Fatih |
Il primo quartiere è quello di
Fatih, dove si trova una immensa
Moschea, accompagnata dal suo complesso. Le Moschee sono dei comprensori fatti da tanti edifici a vario uso, come mense, hammam, scuole, cimiteri. In questo caso sopravvivono la
scuola coranica,
l'ospizio, la
biblioteca, il
caravanserraglio, mentre risultano perdute l'ospedale, l'hammam, le cucine e il mercato: ogni moschea aveva il suo bazar che finanziava le attività della moschea stessa. E' un edificio di culto veramente grande e credo sia
il più bello visitato. Tra l'altro aveva delle zone moderne, tipo la zona dei bagni pubblici (perché fanno anche questo servizio) con scale mobili!
L'aria che si respira è un po' più tranquilla rispetto al centro che pullula di turisti. Si trovano ancora dei veri
caffè turchi, per soli uomini e sono dei luoghi dimessi, senza insegna, senza nulla di particolare, delle stanze con tavoli e sedie dove si prende il caffè turco e si chiacchiera. Ce n'era qualcuno moderno, aperto anche alle donne, e alcuni decisamente per un pubblico femminile.
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Gatti, gatti, gatti! |
I tre quartieri erano connessi tra loro, difficilmente si capiva dove finisse uno e dove iniziasse l'altro. Quello che mi ha colpito è che
ovunque, per tutta Istanbul, ma in particolare in questo quartiere più tranquillo, f
osse pieno di gatti, kedi in turco. Sono belli e tranquilli e sono ovunque, dormono ovunque, tutti lasciano loro un cuscino, una coperta, una scatola e, se dormono sui tappeti che dovresti vendere o in un cesto di souvenir, nessuno si sogna di cacciarli. Sono parte integrante della comunità, si può dire, tanto che è stato realizzato un
documentario tempo fa.
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Dormitio Virginis |
Da qui siamo arrivati al
Museo di San Salvatore in Chora. Si tratta di una
chiesa ortodossa, trasformata in moschea e poi riscoperta consacrandola come museo. All'interno, in particolare nei due
nartece decorati a mosaico con le storie di Cristo e con quelle di Maria. Sono raffigurate scene che non avevo mai visto o che sono diventate rare nell'iconografia. Una caratteristica che mi ha colpito è che Gioacchino, padre della Madonna, la porta in braccio coprendosi le mani, affinché non la tocchino direttamente, in quanto la bambina è l'essere più puro al mondo. Il gesto verrà ripetuto dallo stesso Cristo che, nella
Dormitio Virginis, regge l'anima di sua Madre in formato di infante. Non mancano scene di intimità famigliare e la presenza dei figli di Giuseppe, al suo secondo matrimonio.
Ci sono anche degli
affreschi, anche questi con iconografia davvero particolare.
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Iconostasi della Cattedrale
di San Giorgio |
Da qui sia passati nel quartiere di
Fanar al
Patriarcato di Costantinopoli, sede della Chiesa ortodossa e luogo in cui si manifestò il Grande Scisma. Qui la porta d'ingresso della
Cattedrale di San Giorgio è molto bassa ed è stata costruita così per evitare che delatori e soldati potessero entrare a cavallo e profanare questo luogo:
Costantinopoli era una zona sempre un po' calda per le questioni religiose, per quanto si conviva da secoli più o meno pacificamente. All'interno della chiesa sono conservate alcune reliquie importanti, tra cui un f
rammento della colonna della flagellazione. Imponente la
iconostasi.
La spiritualità di questa giornata, il silenzio che in qualche modo ci ha accompagnati alla fine, forse anche perché era la fine del viaggio, è stata interrotta sul finale, perché nel pomeriggio ci aspettava la meta più mondana di tutte: il
Grand Bazar!
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Grand Bazar |
Come dice il nome, è un luogo enorme, fatto di mille e mille negozietti, alcuni sono veramente minuscoli e sono dei locali di servizio con un centralino dove possono chiamare i vari negozianti del Bazar per farsi portare del
tè nero da offrire ai clienti, amici, conoscenti che passano a trovarli. Si trova di tutto, dai souvenir più comuni a oggetti di valore, come gioielli in oro, fino a oggetti di antiquariato, spezie, dolci, vestiario, tappeti, porcellane.
Io ho fatto incetta di pensierini da portare a qualche amico,
lokum (ovvero dei blocchetti gelatinosi aromatizzati con spezie, frutta e frutta secca) e ho comprato i loro caratteristici bicchieri per il tè.
Con questi pensieri, dolci, dolcissimi, il viaggio si è concluso. Io posso solo consigliarvi di fare un salto a
Istanbul perché è un luogo particolare,
dove Oriente e Occidente si incontrano, forse si scontrano anche, ma che hanno trovato un modo per convivere in questa città così ricca di storia, di cultura, di fascino.
Diario di viaggio - Istanbul, Parte Prima (15)
Diario di viaggio - Istanbul, Parte Seconda (16)
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