Ho sempre pensato che i fumetti siano cultura e letteratura. Spesso, purtroppo, vengono ancora associati ai bambini, ai ragazzini, passatempo dell'estate sotto l'ombrellone, dopo pranzo, quando il bagno non puoi farlo e devi stare quieto ad aspettare.
In realtà così non è e ho parlato di quanto anche nei fumetti e nei manga più conosciuti le ispirazioni possono essere elevatissime: pensiamo a Saint Seya o a Dragon Ball, con riferimenti alla mitologia greca il primo e a quella buddista il secondo.
Ci sono tanti spunti che possono venire fuori da un manga (perché io leggo manga giapponesi, più che fumetti). Tra i miei preferiti di qualche anno fa c'era Gantz di Hiroya Oku. E' un manga davvero duro, morti a destra e a manca, ma soprattutto tanta, tantissima incertezza. Per farla breve due ragazzi, Kei Kurono e Masaru Kato, vengono investiti da un treno nel tentativo di salvare un ubriaco caduto sui binari.
Credono di essere morti, invece si ritrovano in una stanza con una enorme sfera nera in compagnia di altri ignari come loro, che ricordano di essere deceduti giusto qualche attimo prima di trovarsi lì dentro. La sfera dà loro indicazioni, armi e tute per combattere quelli che definisce alieni e portare a casa la pellaccia. E' un gioco a tempo e sono costretti a portare a termine la missione, perché non possono scappare dal perimetro indicato dalla mappa, pena esplosione della testa, dentro la quale è comparsa misteriosamente una bomba. Decisamente una distopia e decisamente una lotta contro sé stessi, che porta all'accettazione di diventare degli assassini, perché, per quanto siano alieni quelli che combattono, a volte mostrano dei sentimenti chiari di paura e disperazione, nonostante parlino lingue differenti e la comunicazione sia difficile.
La particolarità di questo manga è quella di aver sdoppiato la figura dell'eroe. Kei Kurono è il protagonista principale, quello che seguiamo fin dall'inizio, un po' egoista e imbranato, ma che nel mondo di Gantz si rivela essere il più forte, impara subito come servirsi delle armi e della tuta nera, che si adatta a ogni situazione e li protegge, rispondendo alla volontà dell'ospite. Come ho scritto, però, è egoista e questo non lo fa essere un buon leader.
Masaru Kato invece è il buono, quello che ammira la forza di Kurono, vorrebbe essere come lui, ma è anche quello che vorrebbe salvare tutti e, quando scopre che si possono riportare in vita le persone che sono morte durante le battaglie, vorrebbe resuscitarli tutti. E' quello che si preoccupa di coordinare la squadra, quello che resta indietro e aiuta il più lento, quello che nei momenti di pericolo si fa avanti per combattere. Non è un supereroe, non è minimamente figo come Kurono, è umano, si preoccupa per gli altri, nonostante sia uno di quelli che ha da perdere più di tutti: ha un fratellino, Ayumu, che senza di lui dovrebbe tornare a vivere da una zia che li ha maltrattati per anni.
Eppure in Gantz lo sdoppiamento non è finito. A un certo punto della storia, la sfera nera, in un moto di follia resuscita un secondo Kei Kurono, facendo sì che ora che ne siano due in circolazione. Il primo resterà l'egoista che conosciamo, perché nello stravolgimento distopico finale la sua fidanzata, Tae Kojima, sarà in pericolo e lui correrà a salvarla. Per fortuna il secondo Kei, invece, decide, insieme a Kato e compagni, di salvare quanti più esseri umani possibili. La leadership viene quindi condivisa con Kato e con Reika, una idol che fa molta presa sugli altri in virtù della sua fama.
Kato diventa protagonista di Gantz 0, un lungometraggio in CGI, che ripercorre una delle missioni più terrificanti, quella di Osaka, dove una squadra simile alla loro, ma di persone molto instabili mentalmente e molto forti si diverte a torturare gli alieni che deve uccidere. Se assistiamo alle remore di Kato di far fuori degli esseri viventi, preferendo un'arma che dovrebbe trasferirli altrove e non ucciderli, questo gruppo gode della sofferenza altrui e poco si interessa dei nuovi arrivati. E' difficile non empatizzare con Kato, non essere alla sua parte e non mettersi nei suoi panni. Kato è l'amico che tutti vorremmo ed è l'unico che poteva essere protagonista in un episodio così tragico della saga, perché controbilancia la follia di questa distopia, è il Samvise Gamgee che ci guida nella valle di Mordor, solo che non è una spalla, ma un vero e proprio protagonista.
Tutto questo in un solo eroe non ci stava, perché sarebbe entrato in conflitto con sé stesso e i suoi desideri e non potevano nemmeno essere dei compagni di squadra un po' più costruiti, perché dovevano essere in grado di convincere e trascinare gli altri, essere dei leader. Non per niente nella trama originale, a un certo punto, con la scomparsa di Kurono diventa necessario nominarne uno e tutti si chiedono chi dovrebbe essere: se Reika, non esperta, ma in grado di trascinare tutti, o un certo Nishi, che ne sa più di tutti, perché è da più tempo nella stanza della sfera nera, ma è un tale stronzo che non ha la fiducia di nessuno. La scelta ricade su Reika, anche perché Nishi, da outsider qual è, non ha la minima intenzione di prendersi alcuna responsabilità.
Vi consiglio vivamente sia il manga che questo film. Ce ne sono altri, ma questo credo sia il più riuscito di tutti.
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