Le feste natalizie sono finite e da queste parti siamo stretti dalla morsa della neve e del ghiaccio. E' il momento giusto per parlare di un libro che mi è stato regalato da mia Sorella, animo gentile, capace di stenderti con un solo pugno!
Harry Potter e la Maledizione dell'Erede, come in molti ormai sapranno, è la scrittura teatrale di uno spettacolo andato in scena nel Regno Unito la scorsa stagione, scritto basandosi su una storia originale della famosissima J.K. Rowling, ma elaborato da John Tiffany e Jack Thorne.
Inizialmente ero scettica sulla scelta di continuare con le store del Maghetto, anche perché ho trovato pessimo il settimo libro della saga, Harry Potter e i Doni della Morte. Il mio problema con l'ultimo libro era stato proprio la scrittura: non c'erano più le descrizioni a cui si era abituati, non c'era più cura nelle azioni e pareva una sceneggiatura per il cinema, più che un romanzo. Inoltre, mancava uno dei personaggi principali: Hogwarts. Ebbene sì: un libro di Harry Potter senza la Scuola di Magia e Stregoneria era un libro, a mio parere, monco. E' vero, torna nel finale, ma è diventato un luogo terrificante, dove i ragazzini vengono torturati e perseguitati.
Aggiungo che non mi era piaciuto nemmeno quel capitolo che ci presentava la seconda generazione di maghi e streghe e le braccia mi sono cadute con un tonfo terribile alla presentazione del piccolo Albus Severus (il vecchio Dumbledore non mi è mai stato troppo simpatico e a un certo punto l'ho detestato, perché avevo capito che stava usando tutti per i suoi scopi, mentre il nome Severus mi è sembrato davvero un eccesso: si era capito benissimo che, in qualche maniera, Harry avesse perdonato Snape).