La statua dello scandalo |
In quel commento si diceva che gli artisti si definiscono acculturati, ma sono soltanto dei degenerati.
Non sono qui per difendere Luigi Ontani, che si difende benissimo da solo, semplicemente mostrando un curriculum di mostre in tutto il mondo nelle maggiori gallerie di arte contemporanea dagli anni '60 ad oggi, quanto per voler discutere della curiosa scelta dell'aggettivo fatta dal commentatore qualunque, perché fu utilizzato nel periodo più buio della storia europea e del mondo.
Di arte degenerata si parla già quando gli artisti iniziano a staccarsi dall'accademia. Siamo nell'Ottocento e sovvertire le regole imposte dall'alto, rivoluzionare e ignorare l'ipse dixit, che faceva del Raffaello della Trasfigurazione l'esempio più alto di arte, discutere il principio di autorità era visto come una degenerazione dell'arte.
Ho scritto una tesi di laurea sul gruppo dei Preraffaelliti britannici e già lì, nel 1848, i giudizi che il gruppo di artisti ricevette furono molto duri e gli aggettivi si sprecavano: orrendo, disgustoso, spregevole.
A metà Ottocento fioriranno diversi filosofi e critici che parleranno della degenerazione dell'arte, specie quando consideravano l'arte classica (che, ora lo sappiamo, non abbiamo potuto conoscere nella sua vera apparenza) il punto più alto che si sia mai raggiunto dall'uomo.
Interessante è il pensiero di Max Nordau, ebreo ungherese, sociologo, tra i fondatori dell'Organizzazione Sionista Mondiale, una sorta di nazionalista ebraico, ma curiosamente antireligioso. Nordau pubblica nel 1892 Degenerazione, un libro che espone una teoria sull'arte moderna e contemporanea, che poneva le sue basi sulle tesi di Cesare Lombroso. Come molti sanno, Lombroso è l'ideatore della fisiognomica, secondo la quale l'aspetto fisico è uno specchio del carattere della persona. In particolare tramite il volto e le sue espressioni era possibile individuare quanto un individuo fosse corrotto, senza contare che l'ampiezza della fronte o la dimensione del naso dicevano, secondo il medico italiano, se una persona fosse intelligente o meno.
Da qui partono le teorie del sociologo. Nell'introduzione del suo libro, Nordau afferma di voler applicare per la prima volta le teorie di Lombroso agli artisti e agli scrittori ed individuare e dimostrare la loro imbecillità, demenza e insanità morale, prima che le nuove generazioni, che tanto li ammirano, possano essere corrotte.
La sua critica parte dalla considerazione della fine dell'ordine sociale costituito, operata dai movimenti artistici e letterali, passando per la moda, del fin-de-siécle: per lui c'è solo una abbandono della logica che ha tenuto a freno la depravazione e che ha permesso lo sviluppo della bellezza nelle arti. In prima battuta Nordau nega l'esistenza di profondi mutamenti che porteranno alla nascita delle Avanguardie storiche.
Per la sua diagnosi riprende le teorie di Lombroso con una variante: si possono ignorare le fattezze degli artisti (per quanto anche quelle sarebbero rivelatrici) perché ritrova nei loro lavori le stesse deformazioni, associandole essenzialmente a due disagi mentali: l'isteria e la degenerazione, fino a considerare anche la nevrastenia. Sono viste in modo negativo la sensibilità, l'emotività e anche l'associazione in scuole o movimenti, perché il vero artista per Nordau opera da solo. Associarsi significa lasciarsi andare ad allucinazioni collettive che non possono essere definite arte e riscontra una pericolosa somiglianza con le abitudini associative di banditi e criminali.
Il vero problema per lui resta comunque la moralità: essere un outsider significa mettere in discussione l'ordine costituito, compresa la morale, e questo per il medico è inaccettabile. Sintomo di questa mancanza di morale è anche l'abbigliamento stravagante, decisamente vietato. Definisce gli impressionisti dei degenerati e reputa che il loro modo di dipingere sia dovuto a difetti della vista, conseguenza del disagio mentale di cui sono affetti. Nel suo libro analizza i sintomi, ne cerca le cause e arriva alla diagnosi, con tanto di trattamento. La pubblicazione non ebbe molto successo all'inizio, ma qualcosa cambiò qualche decennio dopo.
Locandina della mostra Arte Degenerata, in tedesco Entartete Kunst |
Ad essere maggiormente colpiti da questo rastrellamento furono gli Espressionisti, che in Germania, avevano ben due movimenti importanti, quello di Monaco di Baviera, capitanato da Kandinsky e quello di Dresda, di cui era maggior esponente Kirchner, che morirà suicida poco dopo.
Cubismo, Dada, Surrealismo e anche Impressionismo furono messi all'indice accanto all'Espressionismo. In molti si adoperarono per salvare le opere sequestrate, proponendo scambi con quell'arte che i nazisti consideravano valida, quella medievale, ad esempio, perché simboleggiava la nascita della nazione tedesca. Così fecero i coniugi Fohn, che ne barattarono qualche centinaio, messe in salvo in Alto Adige.
Delle opere sequestrate, una parte è andata perduta per sempre, altre, invece, furono vendute dai Nazisti, che compresero che potevano essere utili per finanziare la guerra. Questo ha permesso alle opere di essere salvate dalla furia cieca che caratterizzò il regime. L'Università di Berlino ha realizzato un database con le opere sequestrate dai nazisti con la loro storia e la loro attuale collocazione. Recentemente, nel 2012 sono state ritrovate 300 opere che si pensava fossero andate perdute nella proprietà di Cornelius Gurlitt, figlio di un collezionista che negli anni '30 e '40 li aveva acquistati forse dai nazisti.
Ecco perché il termine degenerato è oltraggioso quando si parla di arte. L'uso di determinate parole probabilmente non è cosciente e questo è uno dei grandi problemi che viviamo, perché vuol dire che siamo pervasi da un'ignoranza pericolosa e strisciante. E l'ignoranza, come il sonno della ragione, genera mostri.
Che fine hanno fatto le teorie di Nardau? Sono cadute, perché la teoria di Lombroso si è rivelata infondata scientificamente, quindi il libro Degenerazione resta come un documento sul pensiero che si sviluppò in quel periodo storico e come memoria di qualcosa che non dovrebbe accadere mai più.
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