lunedì 4 giugno 2018

Piccole Donne - Miniserie BBC

Chi non ha mai voluto urlare come Jo March "Cristoforo Colombo"? Mettere in scena una recita per Natale? Suonare il piano come Beth  o disegnare come Amy? La povera Meg passa sempre in secondo piano, ma possiamo dire che è la guida morale, accanto alla mamma, di questo gruppo di adolescenti alla scoperta di sé stesse. Antico e sempre nuovo, il romanzo sulla vita delle quattro sorelle March, Piccole Donne, scritto da Louisa May Alcott e pubblicato nel 1868, torna sul piccolo schermo grazie alla BBC che realizza una miniserie in tre puntate. Una regia e una sceneggiatura tutta la femminile, con Vanessa Caswill e Heidi Thomas, che firmano questa nuova versione, uscita l'11 maggio in Italia e trasmessa su Sky.
Nel cast figurano Emily Watson nel ruolo di Marmee, la mamma delle quattro ragazze, Michael Gambon, noto ai più per il ruolo di Silente nella saga di Harry Potter, in quello del signor Laurence e una scoppiettante Angela Lansbury nella tanto odiosa zia March. Come Jo March, protagonista indiscussa del romanzo a discapito delle sorelle, una prova interessante per Maya Hawke: guardatela bene e troverete la somiglianza con sua madre, Uma Thurman.

Le tre puntate sono godibili, scorrevoli, molto fresche dal punto di vista della recitazione. Personaggi  e trama sono stati chiaramente svecchiati da tutte le problematiche dei modi un po' affettati che regnavano sulla scena nella versione del 1933, ad esempio, con Katharine Hepburn nei panni di Jo e Joan Bennett in quelli di Amy.

C'è qualcosa che non quadra però nell'aver reso così moderne le protagoniste nei modi e poi averle ingabbiate nel sogno di Marmee: vederle sposate, perché il matrimonio era l'unica opzione possibile. Anche la ribelle Josephine cadrà nella trappola alla fine, avrà un suo modo diverso di intendere la famiglia, fondando una scuola per soli ragazzi con suo marito Fritz. E' difficile rendere moderno un romanzo che tutto sommato pubblicizza il modo di vivere e di intendere la donna com'era il giorno dopo la Guerra di Secessione Americana: moglie, madre, collante della famiglia, devota al marito, alla cura degli altri, che sopporta qualunque difficoltà. Essendo un romanzo di formazione, cade nella divulgazione di un modo di vivere e di intendere la donna che per noi è fuori tempo massimo (o dovrebbe). Certo, i riferimenti educativi della Alcott sono diversi rispetto a quelli classici della sua epoca e Marmee lascia che le figlie crescano libere, che facciano dei progetti e abbiano aspettative, e che guadagnino la propria indipendenza, finanziaria e morale, anche a costo di grandi sacrifici: Jo scriverà racconti per una rivista, Meg sarà istitutrice e verrà loro insegnato che potranno sposarsi per amore e non per calcolo, ma devono comunque implicitamente sposarsi.

Nella miniserie sono anche scomparsi tutti i riferimenti morali e religiosi. Mr March è un sacerdote, partito come cappellano durante la guerra, e il regalo di Natale che la mamma fa trovare sotto il cuscino delle sue figlie è una Bibbia, mentre in questa versione diventano dei libri qualunque che non vengono manco sfogliati. Eliminarli non ha certo fatto cambiare il modo di intendere la formazione delle quattro sorelle, per cui sembra essere stata una premura inutile.

Altra caratteristica propria del romanzo, e dei seguiti pubblicati negli anni, che mi è sempre sembrata particolarmente svincolata dal mondo femminile è la scelta di Jo per la scuola che fonderà una volta ereditata la casa di zia March: una scuola per soli ragazzi. Perché la ribelle Jo non si preoccupa di dare una possibilità diversa alle bambine? Non ho una risposta valida.


Tutto sommato la miniserie è gradevole e godibile, per rivivere la storia di Meg, Jo, Beth ed Amy che accompagnano e hanno accompagnato nella crescita milioni di ragazzine.

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