Eccoci qui, iniziamo febbraio con una proposta cinematografica. Si tratta di una produzione locale, con Apulia Film Commission capofila per un film documentario intitolato Varichina - La vera storia della finta vita di Lorenzo De Santis.
Varichina, alias Lorenzo De Santis, fu il primo ad aver manifestato pubblicamente la propria omosessualità nella Bari degli anni '70. Il suo soprannome si deve al suo lavoro di ragazzino, quello della consegna porta a porta di prodotti che sua madre vendeva.
Il film è a metà tra la fiction e il documentario, ricostruisce quello che è concesso sapere di lui, quello che manifestava fuori dalle mura della sua casa nel quartiere Libertà.
Tutto è nato da un articolo pubblicato sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 2 giugno 2013 dal titolo "Viva Lorenzo 'Varichina!' Un busto per il mito diverso" in cui Alberto Selvaggi, un po' per ridere un po' per ricordare un personaggio ancora oggi ben conosciuto a Bari, proponeva di realizzare un busto commemorativo da installare in Piazza Cesare Battisti, di fianco all'Ateneo, considerando che quello era un luogo che Varichina frequentava come parcheggiatore abusivo.
E' da qui che Mariangela Barbanente e Antonio Palumbo, i due registi, hanno deciso di provare a rintracciare le testimonianze, i ricordi, le possibili verità della sua vita e cercare di capire che cosa avesse lasciato nella cultura e nel costume del capoluogo pugliese.
Quello che è certo è che essere pubblicamente gay nella Bari di allora non doveva essere semplice e privo di pericoli, tanto che un testimone afferma che in realtà di omosessuali ce n'erano, ma tendevano a vivere in modo nascosto. Varichina no, lui, per citare ancora un altro testimone, celebrava il Gay Pride ogni giorno da solo: da antesignano della lotta per i diritti degli omosessuali era appariscente, con lunghi capelli a boccoli, camicie sgargianti, una camminata riconoscibile e dalla parlantina sagace e per niente intimidita dagli insulti.
Lorenzo De Santis non si dava per vinto, si lasciava detestare dai benpensanti, proteggeva chi era suo amico (come le sue vicine di casa) arrivando anche a far finta di non conoscerle quando lo incrociavano per strada, solo per evitare che diventassero anche loro bersagli della cattiveria altrui, ma, soprattutto sbatteva in faccia il suo modo di essere a chi di nascosto lo cercava per prestazioni sessuali.
I registi sono riusciti a ritrovare alcuni dei testimoni oculari, qualche conoscente, chi lo incontrava più spesso, che hanno raccontato episodi anche scabrosi. Quello che non conosceremo mai, ed è per questo che nel titolo si parla di finta vita, è cosa provasse davvero Lorenzo. E' emersa in qualche momento la solitudine strisciante dell'uomo, che era amichevole con tutti, mai violento, mai crudele, nonostante gli scherzi, a volte anche pesanti fino ad atti di violenza veri e propri, di cui era vittima.
L'interpretazione di Totò Onnis è stata delicata, non una semplice macchietta del folclore locale, è riuscito a dare profondità al personaggio che, come ha raccontato il regista Antonio Palumbo, durante le riprese sul Lungomare di Bari è stato riconosciuto e insultato con il soprannome di Varichina, come se non fosse mai invecchiato e morto, solo.
Ogni comunità ha il suo Varichina, il suo outsider, il suo strano personaggio. Il film merita.
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