La Trappola Pino Pascali, 1968, lana d'acciaio e fil di ferro, 400x250x200 cm, Tate Modern, Londra |
Il mondo di Pino Pascali viaggia su un binario diverso. Armi giocattolo, animali fantastici, dinosauri, mare e terra imbrigliati in oggetti quotidiani, sbalordendo per la finta ingenuità, carico di ironia, paradossi e forte caratterizzazione, che hanno sempre reso difficile una completa e definitiva collocazione dell'artista in un movimento o una corrente.
Sono stati solo quattro anni di produzione intensa, sfruttando il background della sua terra di origine, reinterpretando i bestiari del romanico pugliese per poi abbandonarsi alla cultura di massa, con materiali nuovi, a volte fragili, spesso sintetici.
In lana d'acciaio e filo di ferro realizza La trappola. Fa parte del filone della ri-costruzione della natura, tornando a un mondo primitivo però privato dei suoi elementi naturali.
L'opera è restata in Puglia fino al 2009, quando la proprietaria ha venduto l'installazione per un milione e mezzo di euro al Tate di Londra. Datata 1968, fu esposta per la prima volta da Pascali nel marzo di quell'anno, in una personale in due tempi all’Attico di Roma diretto da Fabio Sargentini. Nel primo tempo della mostra furono esposti i famosi Bachi da setola, mentre nel secondo ci furono La Trappola, Ponte, con lo stesso ragionamento concettuale di ri-costruzione di una liana moderna, e Botole.
Pascali morirà quello stesso anno, a causa di un incidente in motocicletta, portando con sé il suo universo.
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