I due misteri, René Magritte, 1966 |
Il movimento Surrealista è stato uno di quei movimenti che spingeva l'osservatore a pensare. Più di qualunque altro movimento del passato, più di qualunque artista famoso, i surrealisti ci costringono a trovare la logica insita in tutta la loro produzione. A volte è semplice, a volte talmente difficile da rasentare la follia, infiniti giochi mentali per comprendere il mistero della mente umana.
C'era stato un solo artista capace di complicare la vita a critici e a spettatori con un'opera ancora oggi di difficile intendimento ed era stato il dadaista Duchamp con "Il grande vetro", opera incompiuta.
Eppure del grande gruppo surrealista, che comprendeva pittori, fotografi, scultori e nuove forme d'arte (partorite già dalla tendenza Dada), io ho sempre trovato superlativo Magritte.
Nei suoi quadri c'è sempre una logica, una ragione, un motivo per cui ogni minimo dettaglio è stato organizzato in una data maniera, anche se non è detto che riusciremmo mai ad individuarlo.
Tutti ricordano il dipinto conosciuto con il nome "Questa non è una pipa"(il cui vero titolo è "L'uso della parola I"), ma pochi sanno che esiste una versione evoluta del dipinto, dove il gioco si fa più complicato e più stimolante.
"I due misteri" è sconcertante nell'aver complicato qualcosa che poteva apparire semplice. All'interno di una stanza è posto un cavalletto; posato su di esso c'è un dipinto (o un disegno fatto su una lavagna?) molto simile all'opera nota: sulla tela una pipa e una frase con calligrafia da scuola elementare che recita "Questa non è una pipa". Qualcosa però non torna, perché di pipe ce ne sono due: una enorme pipa galleggia a mezz'aria nella stanza, su una parete azzurrina che ci rimanda al cielo, allo spazio aperto, vista la mancanza di confini.
La frase riportata sulla tela appoggiata al cavalletto a quale pipa si riferisce? Sappiamo che il primo gioco intellettuale di Magritte era semplice da sbrogliare: la pipa dipinta non è una pipa, ma una rappresentazione di una pipa, dato che non può assolvere alle funzioni per cui è conosciuta una pipa, ovvero poterci fumare del tabacco. Nel caso del raddoppio delle pipe, la questione diventa più complessa perché bisognerebbe capire se la pipa che galleggia a mezz'aria possa essere considerata una pipa reale e quella sul cavalletto una rappresentazione; oppure entrambe sono rappresentazioni e l'affermazione vale per tutte e due le pipe? E poi sono due rappresentazioni della stessa pipa? Oppure sono due pipe diverse? Oppure nessuno dei due disegni rappresenta una pipa? Può essere anche che la pipa enorme che galleggia nell'aria sia una sorta di pipa ideale, una pipa dell'Iperuranio platonico e che quindi tutte le pipe reali e rappresentate in realtà non siano una pipa, ma semplici rappresentazioni di un'idea? Il mistero resta irrisolto.
Molti dei dipinti di Magritte giocano sulle qualità degli oggetti, a volte gliene affida di nuove e improbabili, surreali...
Trovo irresistibile il gioco mentale di questo artista, capace di costringerci a riflettere o a trovare l'enigma nascosto, quasi che l'arte sia un enorme puzzle.
Nessun commento:
Posta un commento