lunedì 5 novembre 2012

Poesia d'amore

Il rapimento di Ganimede
Michelangelo, 1550 circa, carboncino su carta,
361 x 275 mm, Fogg Art Museum, Cambridge
Michelangelo, Rime, 8

Come può esser ch'io non sia più mio?
O Dio, o Dio, o Dio,
chi m'ha tolto a me stesso,
c'a me fusse più presso
o più di me potessi che poss'io?
O Dio, o Dio, o Dio,
come mi passa el core
chi non par che mi tocchi?
Che cosa è questo, Amore,
c'al core entra per gli occhi,
per poco spazio dentro par che cresca?
E s'avvien che trabocchi?



Questa poesia è probabilmente dedicata a Tommaso dei Cavalieri
Michelangelo Buonarroti il giovane, quando pubblicherà le poesie del prozio, si preoccupò di trasformare tutti i fanciulli in fanciulle, per coprire un segreto che non era poi tale. 
La storia dell'omosessualità di Michelangelo è stata indagata molte volte e di "prove" ce ne sono tante, disseminate nelle sue lettere e nei suoi versi. 
Il disegno di Ganimede non è casuale. Il rapimento del giovane ragazzo da parte di Zeus, trasformato in aquila, avviene con il beneplacito del padre, che in cambio riceve dei doni. Il re degli dei dell'Olimpo era rimasto affascinato dalla bellezza di Ganimede, tanto da farne il suo amante e poi il coppiere degli dei. 
Il disegno fu donato a Tommaso, insieme ad altri, di argomento mitologico. Era raro che l'artista fiorentino regalasse qualcosa, ma Tommaso aveva un rapporto particolare con lui. 

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